Dopo anni di debito pubblico in crescita, l’Oman migliora le finanze statali, in particolare grazie al settore non oil/gas. Il modello economico del governo omanita somiglia sempre più a quello dei vicini del Golfo: focus su tecnologie avanzate, spazio e logistica, con la compagnia nazionale Asyad che annuncia prossimi investimenti portuali-infrastrutturali in Asia e Africa. Proprio il porto di Duqm continua a essere il perno della competizione geopolitica nell’Oceano Indiano tra Stati Uniti, Gran Bretagna, India e Cina, mentre il sultano intraprende visite di stato significative tra Medio Oriente ed Europa. Sul piano diplomatico, l’Oman si conferma il vero facilitatore tra Stati Uniti e Iran, le cui delegazioni sono tornate a incontrarsi proprio a Muscat per discutere del nucleare di Teheran.
Quadro interno
La situazione finanziaria dell’Oman migliora e l’economia prosegue il percorso di diversificazione oltre gli idrocarburi (“Vision 2040”). Secondo il report paese 2025 del Fondo monetario internazionale (Fmi), l’economia omanita è in fase di espansione e a guidare crescita e investimenti non è il tradizionale settore energetico. Infatti, costruzioni, manifattura e servizi stanno trainando il settore non-oil/gas, cresciuto del 3,8% nella prima metà del 2024[1]. Secondo il Fmi sono due i fattori che potrebbero impattare negativamente sull’economia del sultanato nel 2025. Il primo è la discesa del prezzo del greggio a fronte di un surplus di offerta mondiale: l’Oman, pur non essendo un membro Opec, ha fin qui adottato i tagli volontari di produzione di greggio decisi dall’Opec Plus e nel 2024 ha registrato un calo della produzione media giornaliera del 5,4%, ovvero di oltre 4 milioni di dollari di rendita media al giorno[2]. Il secondo fattore è il rallentamento della Cina, che potrebbe tradursi in minor interscambio commerciale, investimenti e turismo. Il rapporto economico tra Muscat e Pechino è molto stretto, in particolare nel settore energetico: nel 2023 il 92% del greggio esportato dall’Oman è stato destinato alla Cina[3]. Nel 2024 l’agenzia di valutazione S&P ha alzato il rating dell’Oman da “BBB-” a “BB+”, con outlook stabile, sottolineando che il sultanato può ora affrontare gli oneri fiscali. Un rating simile è stato poi espresso dalle agenzie Fitch e Moody’s[4]. Un risultato che evidenzia il consolidamento in atto, raggiunto grazie a tagli di spesa, introduzione dell’Iva (dal 2021) e attraverso l’impostazione di riforme strutturali, di lenta attuazione, che hanno però avviato un percorso di stabilizzazione delle finanze pubbliche e di riduzione del debito estero. Il miglioramento del quadro economico-finanziario dovrebbe ulteriormente favorire gli Investimenti diretti esteri (Ide) nel paese. Tra gli investitori come primo paese figura la Gran Bretagna, seguita da Stati Uniti, Cina ed Emirati Arabi Uniti[5]. Con questi dati il sultanato può dunque pianificare con maggior respiro la seconda fase di attuazione di Vision 2040, ovvero il Piano di sviluppo quinquennale 2026-2030 che sarà definito quest’anno. Un piano che vedrà forti investimenti nei settori già al centro della trasformazione economico-industriale dell’intera area del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc), di cui l’Oman è parte, come tecnologia, spazio e logistica.
Anche a Muscat, la politica spaziale è infatti parte degli investimenti di diversificazione economica oltre gli idrocarburi. La National Space Policy and Executive Programme, redatta nel 2023, rientra nel Piano nazionale per l’economia digitale che si propone di destinare all’economia digitale il 10% del Pil entro il 2040 (ora si attesta al 2%)[6]. In tale contesto, nel novembre 2024 l’Oman ha lanciato il suo primo satellite nello spazio: OL-1, sviluppato dalla startup omanita Oman Lens, permetterà al Sultanato di raccogliere dati e immagini satellitari per la pianificazione urbana e il monitoraggio degli eventi climatici avversi. Il lancio è stato possibile grazie alla collaborazione tra la compagnia statale Mars Development and Investment Co. e StarVision, compagnia aerospaziale cinese[7]. Tuttavia, la cooperazione fra Oman e Cina nelle tecnologie spaziali non si limita ai satelliti: Muscat ha siglato nel dicembre 2024 una partnership strategica con il Deep Space Exploration Laboratory (Dsel) cinese per lo sviluppo della stazione di ricerca lunare internazionale, con obiettivi di ricerca scientifica e innovazione tecnologica. Anche nel settore tecnologico, il governo omanita è attento a bilanciare gli affari tra Cina e Stati Uniti. Nel dicembre 2024 il fondo sovrano del paese (Oman Investment Authority) ha infatti acquisito una quota di xAI, la compagnia di intelligenza artificiale (Ia) fondata dal miliardario Elon Musk; Muscat ha annunciato che nel 2025 rivedrà la strategia nazionale sull’Ia, elaborata nel 2021, in previsione di nuovi investimenti.
In tema di logistica, l’Oman ha preannunciato una svolta. La nuova strategia di connettività del paese si pone infatti due obiettivi: il primo è investire all’estero in infrastrutture marittime e porti; il secondo è rafforzare il posizionamento internazionale dei porti nazionali, capitalizzando sulle rivalità geopolitiche in corso. Da un lato, il sultanato sta sviluppando partnership infrastrutturali nella regione dell’Oceano Indiano, basandosi sui suoi storici legami marittimo-commerciali. Dall’altro lato, Muscat sta potenziando la cooperazione con aziende straniere per sviluppare le proprie infrastrutture marittime e rafforzarne le posizioni nelle reti di connettività globale, con particolare attenzione ai tre porti principali: Sohar nel nord; il nuovissimo Duqm nell’Oceano Indiano; Salalah nel sud. A vent’anni dalla sua fondazione, il gruppo Asyad, ovvero il fornitore nazionale di logistica integrata supportato dall’Oman Investment Authority (il fondo sovrano del Sultanato), sta infatti progettando investimenti in altri continenti sul modello dei colossi emiratini DP World (Dubai) e Abu Dhabi Ports Group (Abu Dhabi). In Oman il gruppo Asyad gestisce il porto di Sohar in partnership con il porto di Rotterdam, il porto di Duqm in collaborazione con il porto di Anversa e le strutture portuali di Salalah in collaborazione con il gruppo danese Maersk. In recenti interviste l’amministratore delegato di Asyad ha delineato l’intenzione dell’azienda di investire al di fuori dell’Oman, acquisendo quote di maggioranza in porti situati in Asia orientale e meridionale e Africa orientale. Sul fronte interno, i porti omaniti hanno registrato perdite durante la fase più acuta della crisi del Mar Rosso: nella prima metà del 2024, il porto di Salalah ha riportato un calo del 16% nei volumi di container. Come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, il sultanato si è rapidamente adattato al contesto, organizzando il trasporto terrestre dai porti di Duqm e Salalah. Proprio Salalah ha lanciato un servizio multimodale collegato al porto di Jeddah in Arabia Saudita (quattro/cinque giorni di viaggio), un’alternativa più rapida alla circumnavigazione del Capo di Buona Speranza, e dal 2025 ha aderito alla “Gemini Cooperation”, un accordo globale di condivisione di navi tra le compagnie Maersk e Hapag-Lloyd. Con lo stesso obiettivo, il porto di Duqm ha sviluppato strade interne per collegarsi con Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Riforme e investimenti, però, non bastano a proiettare il paese nel futuro. Come già le altre monarchie del Golfo, le autorità dell’Oman avvertono l’importanza di rafforzare il senso di appartenenza e di identità nazionale, specie tra i giovani, per affrontare le sfide socio-culturali legate alla diversificazione economica. Nell’estate 2024 il ministro della Cultura, dello Sport e dei Giovani, il principe ereditario Theyazin bin Haitham al-Said, ha lanciato la prima edizione del Programma di disciplina militare, iniziativa governativa, su base volontaria, rivolta ai giovani omaniti maschi tra i 18 e i 30 anni d’età. Il programma, sostenuto anche dal ministero dell’Educazione, dalle forze armate e svoltosi nel governatorato del Dhofar, comprende “attività che promuovono valori patriottici” con l’obiettivo di “incoraggiare l’autodisciplina e l’impegno individuale”[8] dei giovani che costituiscono la forza lavoro di oggi e di domani. La prima settimana del programma include lezioni su disciplina militare, comunicazione e leadership, lavoro di squadra, così come workshop su cittadinanza, imprenditoria e intelligenza artificiale; segue poi l’addestramento militare[9]. Anche quest’iniziativa, che riecheggia l’introduzione della leva militare obbligatoria in Qatar (2013) e negli Emirati Arabi Uniti (2014), evidenzia come l’Oman stia elaborando strategie sovrapponibili a quelle dei vicini del Golfo di fronte a sfide sempre più multidimensionali.
Relazioni esterne
Il 12 aprile l’Oman ha ospitato colloqui indiretti tra Stati Uniti e Iran per discutere del dossier nucleare. I colloqui, annunciati dal presidente americano Donald Trump solo qualche giorno prima, erano stati proposti dallo stesso Trump alla guida Ali Khamenei in una lettera a lui consegnata, tramite il ministro degli Esteri iraniano, da Anwar Gargash, consigliere del presidente ed ex capo della diplomazia degli Emirati Arabi Uniti. I dialoghi, dapprima rifiutati da Khamenei, sono invece iniziati in Oman, paese che già in passato svolse un ruolo essenziale nella ripresa dei colloqui fra americani e iraniani che portarono poi nel 2015 alla firma dell’accordo sul nucleare (Joint Comprehensive Plan of Action, Jcpoa), sotto la presidenza Obama, tra l’Iran e i cinque paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Nel 2018 fu proprio Trump a far uscire unilateralmente gli Stati Uniti dall’accordo. Anche stavolta, l’Oman gestisce i negoziati in maniera fin qui indiretta, ovvero mediante shuttle diplomacy fra le due delegazioni. Come già in passato, l’esclusione delle monarchie del Golfo dal tavolo negoziale nonché del tema della proliferazione di missili e droni da parte dell’Iran e dei gruppi armati alleati suscitano perplessità e malumori nelle vicine leadership del Golfo[10].
A differenza dello storico predecessore Qaboos, il regno del sultano Haitham si sta caratterizzando per i viaggi all’estero, frequenti e significativi. Nel novembre 2024 Haitham si è recato in Turchia per compiere la prima visita di un sultano omanita nel paese[11]. I rapporti fra Oman e Turchia sono cresciuti solo in anni recenti: Muscat compra armi turche e nel 2023 ha firmato un accordo decennale per fornire gas naturale liquefatto (Lng) ad Ankara a partire dal 2025. Inoltre, il posizionamento nel conflitto tra Israele e Hamas, che vede entrambi i paesi assumere una linea rigida e molto critica nei confronti di Israele, ha contribuito ad avvicinare Muscat e Ankara. Durante la visita Oman e Turchia hanno firmato alcuni memorandum incentrati sulla cooperazione commerciale e culturale. Nella primavera 2024 il sultano dell’Oman si era recato negli Emirati Arabi Uniti (aprile) e in Giordania (maggio) per confrontarsi sulla situazione mediorientale e stringere accordi bilaterali. In quell’occasione, Oman ed Emirati hanno ampliato la joint venture da 3 miliardi di dollari per Hafeet Rail, progetto ferroviario tra Oman Rail, Etihad Rail e Mubadala. L’obiettivo è sviluppare e gestire una rete ferroviaria, da completare entro la fine del 2027, che colleghi il porto di Sohar, nel nord dell’Oman, ad al-Ain, nell’entroterra dell’emirato di Abu Dhabi[12]. La visita del sultano in Belgio, nel dicembre 2024, ha avuto notevole significato politico poiché è stata la prima visita ufficiale del sovrano in un paese europeo. In Belgio, sicurezza, energia, infrastrutture sono state in cima all’agenda: il sultanato in futuro potrebbe esportare idrogeno verde in Europa facendo perno sul porto di Anversa, proprio la città portuale è stata visitata dal Sultano insieme al re e alla regina del Belgio. Durante l’incontro, si è discusso anche di sicurezza nel Mar Rosso, di difesa e di possibili progetti comuni nel settore spaziale; non a caso, nella delegazione omanita era anche presente il fratello del sultano nonché vice primo ministro e ministro della Difesa Shihab bin Tariq bin Taimur al-Said[13].
L’Oman continua a essere teatro della competizione geopolitica tra Cina e India, nonché tra Cina e Stati Uniti: finora il sultanato ha sfruttato queste rivalità per rafforzare la sua posizione regionale, in un contesto di politica estera multi-allineata. Stati Uniti, Regno Unito e India hanno infatti firmato con l’Oman accordi di difesa relativi a Duqm, il nuovo porto affacciato sull’Oceano Indiano, al centro della rivalità marittimo-strategica. Nel 2019 gli Stati Uniti hanno siglato un aggiornamento dell’Accordo quadro strategico con l’Oman per l’accesso ai porti e agli aeroporti, compreso Duqm che ha la capacità di ospitare portaerei americane. Sempre lo stesso anno il Regno Unito aveva aperto una base militare permanente a Duqm, per attività logistiche e di addestramento; due anni prima l’Oman aveva già concesso alla marina britannica l’uso del porto. Nel 2024 invece l’India ha ottenuto una zona specifica del porto per la propria marina (che aveva già ottenuto l’accesso al porto nel 2018) anche in sostegno al dispiegamento navale di New Delhi contro la pirateria nel Mar Arabico. Gli Stati Uniti continuano a osservare con sospetto la stretta relazione tra Oman e Cina, nel timore che la cooperazione energetica ed economica si trasformi in un’alleanza di sicurezza e difesa. Muscat è tra i paesi osservatori (come Emirati Arabi Uniti e Qatar) delle esercitazioni navali congiunte fra Cina, Russia e Iran che dal 2019 si svolgono annualmente nel Golfo dell’Oman. Nel 2023 la Casa Bianca è stata informata da consiglieri e intelligence del piano di Pechino per la possibile apertura di una base militare in Oman[14]. La Cina ha investito nello sviluppo civile del porto di Duqm: ciò potrebbe facilitare l’eventuale creazione di una struttura militare in loco, seguendo lo stesso approccio adottato dai cinesi a Gibuti. Nel 2016, infatti, la Cina ha firmato un contratto di locazione di cinquant’anni con l’Autorità della zona economica speciale di Duqm per co-sviluppare il Parco industriale Cina-Oman. Tuttavia, Duqm non è l’attuale fulcro strategico cinese in Oman, ruolo che spetta invece al porto di Salalah. Dal 2010 la Marina dell’Esercito popolare di liberazione (Plan) utilizza il porto di Salalah per rifornimenti e periodi di riposo dell’equipaggio: analisti statunitensi stimano che Salalah abbia raggiunto uno “status di base de facto”[15] per la Cina, evidenziando che Gibuti ha ricevuto quasi lo stesso numero di visite della Plan di Salalah. Nel 2023 l’ambasciata cinese e il ministero degli Esteri omanita hanno eretto proprio a Salalah un monumento[16] a Zheng He, un ammiraglio musulmano cinese del XV secolo, sottolineando così le relazioni amichevoli esistenti tra i due popoli. Per l’Oman, il multi-allineamento rimane un asset di politica estera, funzionale al raggiungimento degli obiettivi economici e geostrategici.
[1] Fondo monetario internazionale (Fmi), Country Report Oman, 2025.
[2] S. al-Shaybani, “Opec oil cuts push Oman’s revenue down $1.7bn”, Arabian Gulf Business Insight, 6 febbraio 2025.
[3] “Oman crude exports get lighter with growing condensate production”, S&P Global, 26 marzo 2024.
[4] Foreign Ministry of Oman, “Standard & Poor’s raises Oman’s credit rating”, 28 settembre 2024; “Fitch Revises Oman’s Outlook to Positive; Affirms at ‘BB+’”, Fitch Ratings, 18 dicembre 2024.
[5] Si consiglia R. Mason, “Oman’s Bid to Attract Investment”, The Arab Gulf States Institute in Washington, 4 febbraio 2025.
[6] H. al-Kindi, “Oman’s Strategic Investments in Space Technology”, Oman Observer, 17 novembre 2024.
[7] “Oman launches its first satellite into space”, Arab News, 11 novembre 2024.
[8] “Sayyid Theyazin to roll out military discipline programme”, Oman Observer, 27 giugno 2024.
[9] Per approfondire si veda E. Ardemagni, “Militarized Nationalism: Oman’s Military Discipline Program”, The Arab Gulf States Institute in Washington, 7 gennaio 2025.
[10] Si veda per esempio M. Alzghool, “Exclusion of Other Powers: Significance of Iran-US Negotiations in Oman and Their Potential Outcomes”, Emirates Policy Center, 11 aprile 2025.
[11] “Erdoğan hosts Omani sultan in first-ever visit to Türkiye”, Daily Sabah, 28 novembre 2024.
[12] Sulla visita negli Emirati si veda E. Ardemagni, “Oman’s Sultan Goes to the UAE: Why it Matters Also to the US and China”, ISPI Commentary, 24 aprile 2024.
[13] “Sultan of Oman ends two-day state visit to Belgium”, The National, 4 dicembre 2024.
[14] “Biden Briefed on Chinese Effort to Put Military Base in Oman”, Bloomberg, 7 novembre 2023.
[15] A.S. Erickson e G. Collins, “Dragon Tracks: Emerging Chinese Access Points in the Indian Ocean Region”, CSIS-Asia Maritime Transparency Initiative, 18 giugno 2015.
[16] “Oman unveils monument dedicated to Chinese Muslim admiral Zheng He”, Middle East Monitor, 1 giugno 2023.
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