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PMI: la nuova sfida del co-investimento pubblico-privato passa dal Fondo nazionale strategico


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Al Salone del Risparmio Assogestioni dedica una conferenza al nuovissimo strumento promosso da CDP e MEF. Obiettivo: offrire liquidità alle piccole e medie imprese e favorire le quotazioni

Assogestioni ha organizzato al Salone del Risparmio una conferenza sul nuovissimo strumento d’investimento, promosso da CDP e ministero dell’Economia, chiamando autorità, esperti ed operatori di mercato. Parliamo del Fondo Nazionale Strategico, un “fondo di fondi”, come preferisce chiamarlo il sottosegretario al MEF Federico Freni, che ha l’obiettivo di sostenere le piccole e medie imprese, dando liquidità al sistema e favorendo le quotazioni. Immaginare uno sviluppo armonico del Paese senza passare per un mercato dei capitali solido e sano è impossibile”, dichiara Freni. “Oggi i mercati finanziari sono il cuore nevralgico dell’economia mondiale e noi, in Italia, soffriamo perché sono troppo piccoli, inefficienti e poco capitalizzati. Proprio per queste ragioni, il governo sta lavorando a riforme e strumenti capaci di invertire questo trend. Per affrontare al meglio questa sfida dobbiamo lavorare tutti insieme. È proprio all’interno di questo percorso comune che dobbiamo e vogliamo valorizzare il ruolo degli investitori istituzionali come partner strategici per la crescita del sistema Paese. Il mercato si fa tutti insieme, il mercato siamo noi”, afferma.

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FNS, come funziona

Con un potenziale di impiego di almeno 350 milioni di euro, il Fondo Nazionale Strategico può mobilitare 700 milioni di euro per arrivare fino a un miliardo e mezzo, secondo le prime stime di CDP, che avrà al massimo il 49% mentre i soggetti privati istituzionali il 51%. Il fondo deve investire almeno il 70% delle masse gestite in emittenti di piccola e media capitalizzazione che non fanno parte del Ftse MIB. Può investire poi fino al 30% delle masse in titoli quotati con un fatturato superiore a 50 milioni e in bond emessi dall’Italia e da Paesi UE. Inoltre avrà la possibilità di svolgere anche il ruolo di anchor investor nelle IPO. Il numero di delisting a piazza Affari, d’altronde, è crescente. E le PMI rappresentano una delle asset class meno presenti nei portafogli degli investitori.

Avvicinare le PMI al mercato dei capitali

La tavola rotonda, promossa da Assogestioni e moderata dal direttore dell’Ufficio studi Alessandro Rota, ha poi esaminato in dettaglio il ruolo strategico dell’industria del gestito e il potenziale del co-investimento pubblico-privato nello stimolare la crescita e l’innovazione nel Paese, segnando un cambio di passo nel sostegno del tessuto economico-produttivo. Come ha ricordato Barbara Lunghi, responsabile dei mercati primari azionari di Borsa Italiana, sarebbero 324 (95 miliardi) le società che compongono l’universo investibile a cui potranno attingere i fondi cofinanziati dal Fondo Nazionale Strategico. Sebbene il compito non sia dei più semplici, gli esperti sono fiduciosi che i capitali messi a disposizione potranno innescare un circolo virtuoso. Secondo gli asset manager invitati sul palco, il fondo è un primo passo tangibile per invertire la tendenza di una disaffezione degli investitori verso il segmento mid e small cap e per avvicinare le PMI italiane verso il mercato dei capitali. I dati del 2024 sono preoccupanti: a fronte di 37 delisting, ci sono state soltanto 21 nuove IPO.

La view dei gestori

Per Filippo Casagrande (Generali), Francesco Sandrini (Amundi) e Alessandro Solina (Eurizon Capital) si tratta perciò di un’operazione sistemica molto interessante. “Faremo del nostro meglio per coinvolgere clienti, anche internazionali, e investitori istituzionali”, dicono all’unisono, approfondendo poi l’approccio di ciascuna casa di gestione alla costruzione del fondo, tramite ricerche bottom up e modello diversificato. I relatori si confrontano anche su temi quali liquidità, spaccato settoriale e dimensioni degli emittenti, concludendo con una valutazione sull’impatto della collaborazione tra pubblico e privato nel favorire la quotazione di aziende italiane finora rimaste private. Il Fondo Nazionale Strategico punta, inoltre, a coinvolgere investitori istituzionali come fondi pensione, casse di previdenza, assicurazioni e banche, al fianco di CDP. Non a caso sul palco c’è anche Emanuele Maria Carluccio di Fondazione Cariplo. “Siamo pronti, spero insieme ad altri investitori come casse e fondi pensione, a dare il nostro supporto. Ma per noi non è la prima esperienza: già nel 2015 abbiamo sostenuto un vero e proprio fondo chiuso dedicato alle PMI, in parte non quotate. Un’esperienza che è stata positiva, visto che una dozzina di aziende hanno raddoppiato il loro fatturato”.

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Serve un ecosistema finanziario

A chiudere la conferenza è poi Stefano Caselli, Dean e professore SDA Bocconi School of Management, che pone l’accento su una visione di “ecosistema finanziario”, dove tutti gli attori chiave devono essere coinvolti. Il nostro paese possiede una risorsa naturale fondamentale, i risparmi. Cosa è vitale fare per sfruttarla al meglio? Dobbiamo intervenire con misure strategiche, a partire dal lavoro sul nuovo TUF, fino alla creazione di fondi di grandi dimensioni per investire nelle aziende italiane”, spiega il docente. “È altrettanto indispensabile promuovere una narrativa incentrata sul valore dell’Italian Equity e favorire lo sviluppo della ricerca sulle imprese italiane, attraverso la creazione di strutture mutualistiche a beneficio dell’intero sistema” continua. E aggiunge, infine, come sia necessario “ridisegnare in modo radicale la fiscalità d’impresa per rafforzare il collegamento tra il risparmio e lo sviluppo economico, sfruttando appieno il potenziale dei mercati dei capitali”.

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