Senza la cava non esisterebbe il calcestruzzo. La cava, infatti, è il punto zero, dove parte la costruzione di un manufatto, perché da lì si estraggono le materie prime: sabbia, ghiaia e altri materiali inerti. Poi entra in gioco il cemento, che rappresenta il legante insieme all’acqua e agli altri additivi, creando il calcestruzzo. Lungo questa filiera si sono incrociate le strade di due protagonisti del comparto edilizio: Cava Nct e Heidelberg Materials. L’incontro è avvenuto grazie al lancio del nuovo cemento evoZero «Net-zero carbon captured», il primo al mondo a CO2 catturata, presentato al convegno a Treviglio dal titolo «La sostenibilità: un vantaggio competitivo per la filiera delle costruzioni».
Il supporto a evoZero
Rosalia Bergamini, presidente Nct spa, sottolinea il valore aggiunto della collaborazione con Heidelberg Materials e l’interesse dei clienti per il cemento: «Abbiamo mostrato sempre un forte interesse per le innovazioni nel settore dei materiali. Le collaborazioni passate ci hanno visto a fianco di Heidelberg Materials nei lavori allo Stadio di Bergamo – continua Bergamini –. In quell’occasione i nostri collaboratori hanno avuto la possibilità di apprendere nuove tecniche, che forniranno spunti e ispirazioni anche in interventi futuri».
Le fa eco Lorenzo Fusè, tecnico di impianti di Cava Nct, che spiega come il supporto a utilizzare evoZero per la produzione di calcestruzzo rientra nel percorso aziendale verso la sostenibilità: «Il nostro impianto di betonaggio è vicino a quello degli inerti. Già questo aspetto comporta una riduzione importante in termini di impatto nel trasporto della materia prima. Nel 2022 abbiamo avviato l’automatizzazione degli impianti di inerti e di produzione di calcestruzzo. Il posizionamento di sensori sulle pese consente di riconoscere fermi o anomalie e ridurre i consumi. Inoltre, l’intera gestione degli impianti avviene da remoto, garantendo maggiori livelli di sicurezza per i dipendenti». L’obiettivo futuro è rendere più ecologico il processo di escavazione, che è quello più energivoro: «Vorremmo sostituire la fase di scavo con una draga elettrica, riducendo l’alto consumo di gasolio di mezzi che superano le 30 tonnellate».
Meno clinker, più alternative
Delle caratteristiche e delle qualità di questo materiale innovativo ci parla Dante Parisi, eco brand manager di Heidelberg Materials, che, durante il recente convegno ne ha annunciato l’arrivo sul mercato. «Abbiamo ottimizzato, innanzitutto, il mix design per ridurre il clinker (il componente di base per produrre il cemento, ndr) e aumentare il materiale alternativo», spiega Parisi, elencando le azioni che conducono a una riduzione delle emissioni in atmosfera. «Inoltre, stiamo lavorando per sostituire i combustibili fossili che alimentano i nostri forni con combustibili alternativi, come le frazioni di vetro, plastica, pneumatici altrimenti non più riciclabili».
Qual è l’aspetto più innovativo di un cemento che cattura la CO2 prodotta? «Ottimizzare il mix di materiali e ridurre i combustibili fossili non sono azioni sufficienti per arrivare al nostro obiettivo: tagliare 400.000 tonnellate di CO2 all’anno», prosegue Parisi. «L’aspetto pionieristico è il processo di cattura e stoccaggio nella produzione del nuovo cemento, che permette di catturare e iniettare l’anidride carbonica sotto la crosta terrestre, introducendola in ex giacimenti di gas». Il primo impianto al mondo che produrrà questo cemento trattenendo il 50% delle emissioni in atmosfera è a Brevik, in Norvegia, in attività a partire da quest’estate.
«Il cemento prodotto in questo impianto – spiega Parisi – sarà al servizio dei Paesi nordici fino al Regno Unito». Una parte del cemento potrà essere acquistato «virtualmente» per poter contribuire a ridurre la CO2 emessa in atmosfera. «Grazie a un sistema di blockchain che garantisce la tracciabilità e la trasparenza, sarà possibile acquistare quote virtuali di cemento, con le quali i clienti di Heidelberg Materials riceveranno la prova verificabile dell’acquisto di evoZero», dichiara Parisi.
Un convegno per fare rete
Fare rete è un requisito essenziale per procedere nella transizione ecologica: «Per garantire la sostenibilità, è necessario l’apporto di tutta la filiera. Non è sufficiente l’innovazione da parte del produttore se l’architetto non progetta in modo sostenibile, gli istituti di credito non forniscono agevolazioni, gli enti pubblici non sostengono il comparto edilizio», rimarca Parisi. È stato un segnale importante vedere presenti alla tavola rotonda del convegno a Treviglio, oltre a una sala gremita di rappresentanti del comparto edilizio, il sindaco di Treviglio, Juri Imeri, l’assessore all’urbanistica, Alessandro Nisoli, Alberto Capitanio di Pianura Network e Fiera Treviglio, la vicepresidente dell’Ordine degli architetti di Bergamo, Marzia Pesenti e Giacomo Pesenti, rappresentante di Confindustria. Tra gli interventi degli «addetti ai lavori» – moderati dal giornalista Giorgio Lazzari – anche quello di Alessandra Merzagora, in rappresentanza di Imprese Bergamelli Srl, e di Alessandro Oggionni, architetto dell’omonimo studio 1904.
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