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L’economia di Papa Francesco: oltre il neoliberismo


Papa Francesco si è spento a 88 anni, lasciando un’eredità che va ben oltre la sfera religiosa: una nuova visione dell’economia, profondamente umana e inclusiva, che continua a scuotere le coscienze di tutto il mondo. Al centro del suo magistero, infatti, temi fondamentali come la dignità del lavoro, l’inclusione dei poveri e la sostenibilità ambientale, che hanno ispirato iniziative globali come l’“Economy of Francesco”, nata dal suo invito ai giovani economisti e imprenditori di tutto il mondo a incontrarsi per “dare una nuova anima all’economia”. L’economia di Papa Francesco non è utopia, è l’unica opzione possibile.

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L’economia di Papa Francesco è umana, contro l’idolatria del profitto

“Quest’economia uccide”, con queste parole nell’Evangelii Gaudium, Francesco denunciava senza mezzi termini il rovesciamento di valori che ha posto il denaro e il profitto al centro, relegando l’essere umano a mero strumento. Non si trattava di una semplice critica morale, ma di una lucida analisi delle conseguenze pratiche di un sistema economico distorto.

La visione economica di Papa Francesco parte da un presupposto radicale: l’economia è una scienza umana al servizio dell’uomo, non una realtà astratta governata da leggi immutabili. Il suo approccio, dunque, sfida frontalmente l’idea che i mercati siano entità autonome e autoregolate, capaci da soli di generare benessere diffuso.

Nella Laudato Si’, il Papa ha chiarito che non possiamo illuderci di risanare il nostro rapporto con la natura e l’ambiente senza risanare tutte le relazioni umane fondamentali. È una visione integrale che connette crisi ambientale, sociale ed economica, rifiutando le soluzioni parcellizzate che dominano il dibattito contemporaneo.

Inclusione come paradigma, nessuno è “scarto”

Il concetto di “scarto” è centrale nella critica economica di Francesco. Contro una globalizzazione che ha allargato le opportunità solo a pochi, il Papa ha denunciato la produzione sistematica di “scarti umani”, persone considerate non funzionali al sistema produttivo e quindi escluse. Tra queste, ovviamente, milioni di poveri per i quali auspicava nuove garanzie. Per tale ragione condannava senza mezzi termini le politiche che ostacolano accoglienza e aiuti umanitari.

La sua analisi si traduce in una proposta concreta: un’economia inclusiva che metta al centro la dignità di ogni persona, a partire dai più vulnerabili. Come affermato nella Fratelli Tutti: “Il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale. Si tratta di un pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida si presenti”.

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E poi c’è il legame tra economica e lavoro, perché senza lavoro non può esserci vera crescita economica. Il Papa ribadiva che l’occupazione non fosse solo un mezzo per produrre, ma un elemento fondamentale della dignità umana.

La responsabilità collettiva: cosa possiamo fare concretamente

L’aspetto più sfidante della visione economica di Francesco è la “doppia chiamata” alla responsabilità individuale e collettiva. Contro la tendenza all’immobilismo di chi per pigrizia o disillusione rinuncia ad agire, il Papa ha sempre sostenuto che ciascuno abbia un ruolo da svolgere nel cambiamento.

Il documento “Ma io cosa posso fare?“, diffuso su sua iniziativa, offre linee guida pratiche per ripensare i nostri modelli di produzione, consumo e scambio. Tra queste, la promozione di forme di economia circolare e cooperativa e della partecipazione democratica nelle decisioni economiche, gli investimenti etici e sostenibili, la valorizzazione dell’imprenditoria sociale e del commercio equo e solidale.

In Italia esistono sono già diversi esperimenti che hanno dimostrato la possibilità reale di un’economia diversa: dalle cooperative sociali alle comunità energetiche, dalle banche etiche ai progetti di agricoltura sostenibile.

Il contributo femminile e la pluralità degli sguardi

Una delle intuizioni più innovative dell’economia di Papa Francesco riguarda la necessità di includere prospettive diverse. Egli ha denunciato come l’economia sia stata dominata da una visione prevalentemente maschile, occidentale e del Nord del mondo, escludendo molte voci che avrebbero potuto arricchire il dibattito.

Non si tratta semplicemente di garantire a tutti il cibo, o un “decoroso sostentamento”, ma che tutti  possano avere “prosperità nei suoi molteplici aspetti”, spiegava in Fratelli Tutti. Una prosperità che non può fare a meno del contributo femminile e delle “periferie” del mondo, esattamente come dimostrato dalla partecipazione paritaria all’iniziativa “Economy of Francesco”. Una ricchezza che sia in grado di produrre felicità diffusa e non soltanto banconote.

L’economia di Papa Francesco come unico futuro possibile

La visione dell’economia di Papa Francesco è una chiave di lettura preziosa anche della situazione socio-economica del nostro Paese, è un’economia di “comunione”, una via d’uscita dall’austerità. L’applicazione del principio di fraternità economica implica politiche che rafforzino il welfare di prossimità e garantiscano equo accesso alle cure, che sostengano la transizione ecologica, che promuovano l’accesso al credito per le PMI e per le startup innovative, che valorizzino le economie locali e le filiere corte, che investano in formazione permanente.

L’economia di Papa Francesco non è un’utopia irrealizzabile, è piuttosto l’unica alternativa possibile in un mondo che non regge più il peso del nostro egoismo. Come professionisti, imprenditori, lavoratori e cittadini, siamo chiamati a raccogliere quest’eredità. Non si tratta solo di cambiare le regole del gioco, ma di ripensare profondamente gli obiettivi dell’economia stessa. La cura della “casa comune” è un tema che non può dividere, perché riguarda l’intera umanità, senza distinzioni di sorta. Per questo l’economia del futuro dovrà necessariamente essere inclusiva, sostenibile e orientata al bene comune.

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