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per le imprese

 

Audizione del ministro Giorgetti sul Dfp 2025


Attività conoscitiva preliminare all’esame del Documento di finanza pubblica 2025
Ministro dell’economia e delle finanze
On. Giancarlo Giorgetti
17 aprile 2025

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Signori Presidenti, onorevoli senatori e deputati,

il documento che presento oggi al Parlamento giunge, come già avvenuto per il Piano strutturale di bilancio di medio termine (Piano), in una fase nella quale la normativa nazionale di contabilità pubblica non è ancora stata rivista per tenere conto della riforma della governance economica europea introdotta quasi un anno fa.

Nell’ambito degli adempimenti previsti dalle nuove regole europee, la sessione primaverile è focalizzata sull’analisi dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi fissati nel Piano. Anche questo vuol dire programmare, in quanto si procede alla verifica del percorso della spesa netta.

Nella nuova governance economica europea, infatti, il percorso della spesa netta definito nel Piano, e approvato dal Consiglio lo scorso 11 gennaio, costituisce ora l’elemento cardine della programmazione di bilancio su un orizzonte di medio termine, che il Governo si impegna a rispettare, nonché l’indicatore unico per il monitoraggio. Particolare rilevanza è inoltre riconosciuta al programma di riforme e investimenti da realizzare nello stesso orizzonte, per superare le principali criticità del Paese e favorire una maggiore crescita potenziale dell’economia, con particolare riguardo a quelle che hanno consentito l’allungamento a sette anni del periodo di aggiustamento.

Un cambiamento di prospettiva evidente rispetto al Documento di economia e finanza (DEF) che, nell’attuale normativa nazionale di contabilità pubblica, si riferisce a un paradigma diverso.

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Per rispondere alle nuove esigenze, il Governo ha predisposto, in coerenza con le risoluzioni approvate dalle Camere, un documento articolato in due sezioni tra loro integrate che riportano le informazioni e i contenuti di cui all’articolo 21 del regolamento (UE) 2024/1263, dettagliati dalla Comunicazione della Commissione del 21 giugno 2024, e all’articolo 10, comma 3, della legge n. 196 del 2009.

La prima sezione, denominata “Relazione annuale sui progressi compiuti nel 2024” in accordo con le nuove disposizioni euro-unitarie che ne prevedono l’invio alla Commissione europea entro il 30 aprile di ogni anno, riporta le informazioni richieste dalla Commissione per la verifica del rispetto degli impegni che sono stati presi nel Piano.

La seconda sezione – Analisi e tendenze della finanza pubblica – continua invece a fornire al Parlamento le informazioni sugli andamenti tendenziali a legislazione vigente – comprese quelle di maggior dettaglio sulla spesa per il pubblico impiego, la spesa sociale in denaro e la sanità – finora contenute nella seconda sezione del DEF, espressi sia in termini di cassa sia di competenza. Tale sezione riporta, inoltre, un’indicazione delle risorse necessarie a finanziare le politiche in essere che il Governo intende confermare con la prossima legge di bilancio, al fine di identificare il perimetro delle misure e l’entità delle risorse non considerati negli andamenti tendenziali a legislazione vigente.

Le informazioni contenute nel documento, conformemente all’atto d’indirizzo ricevuto dalla Camere, forniscono un aggiornamento delle previsioni per il triennio 2025-2027 – che corrisponde all’orizzonte di riferimento della legge di bilancio approvata alla fine dello scorso anno – e adeguate indicazioni sulle tendenze per il 2028. A tale riguardo, ritengo opportuno evidenziare che si tratta di un’estensione del corredo informativo obbligatorio alla luce della Comunicazione della Commissione del giugno dello scorso anno, che richiede l’aggiornamento delle previsioni solo fino all’anno in corso, volto a valorizzare il confronto con il Parlamento e il ruolo dello stesso nel ciclo di bilancio.

L’insieme dei dati e delle informazioni contenute nel Documento, nonché il rispetto della tempistica prevista dall’articolo 7 della legge n. 196 del 2009 per la presentazione del DEF, consentono pertanto al Parlamento di valutare la situazione economica e finanziaria attuale, in maniera compatibile con il rispetto della scadenza del 30 aprile per l’invio del Documento stesso alle Autorità europee.

Come già accennato, è opportuno ricordare che, a seguito dell’entrata in vigore della nuova governance economica europea, la pianificazione di medio periodo avviene con la presentazione, o l’eventuale revisione, del Piano strutturale di bilancio di medio termine (di cui al Capo IV del Regolamento (UE) 1263/2024), che definisce anche il percorso pluriennale dell’indicatore di spesa netta.

Il Documento sottoposto alla vostra attenzione giunge in un frangente internazionale caratterizzato da cambiamenti sempre più repentini, che rendono particolarmente complesso elaborare stime non solo nel lungo termine, ma anche nel breve. In tale contesto non devono stupire revisioni al ribasso, che sono solo un segnale della serietà del Governo rispetto a elementi esogeni.

Infatti, le decisioni adottate negli ultimi periodi da importanti partner economici sono destinate a ridisegnare il commercio internazionale e le catene del valore globali.

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Questa fase di passaggio sarà attentamente monitorata, con particolare riferimento agli effetti sugli investimenti e sui consumi delle famiglie.

In un contesto molto più complesso rispetto a solo pochi mesi fa, l’Italia si contraddistingue per una gestione della finanza pubblica, che permette di confermare in questo Documento gli obiettivi di spesa netta e di riduzione del deficit e del debito stabiliti nel Piano dello scorso ottobre e attestare il miglioramento dei dati relativi al 2024, acquisendo già un effetto positivo nel conto di controllo su cui tornerò a breve.

Uno stato di cose chiaramente riconosciuto dai mercati finanziari. Lo spread BTP-Bund, al netto della volatilità delle ultime settimane, evidenzia da tempo una marcata tendenza al ribasso. Anche le agenzie di rating, che già a partire dalla fine del 2023 hanno rivisto al rialzo l’outlook del Paese, stanno migliorando il giudizio sul nostro Paese, come testimoniato dal recente upgrade effettuato da S&P, particolarmente rassicurante poiché si verifica in un contesto di rallentamento dell’economia globale.

Il quadro che ho sinteticamente delineato rappresenta una base solida per affrontare le nuove esigenze, legate alla sicurezza e alla difesa nonché al mutamento all’assetto commerciale e geopolitico. Sfide assai complesse, che il Governo intende affrontare salvaguardando la sostenibilità della finanza pubblica, il potere di acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese.

Con riferimento alle spese per la difesa e, più in generale, la sicurezza del Paese, il lavoro di ricognizione secondo la metodologia NATO, effettuato con particolare scrupolo, lascia ritenere che già da quest’anno saremo in grado di raggiungere l’obiettivo del 2 per cento del PIL assunto nel 2014. Siamo oltremodo coscienti, anche alla luce delle attuali tensioni, dell’esigenza di incrementare tali spese nei prossimi anni. Le valutazioni che saranno effettuate in tal senso dovranno ovviamente considerare anche gli esiti delle interlocuzioni avviate a livello europeo circa gli strumenti di finanziamento e le flessibilità nell’ambito delle regole di bilancio.

Sempre con riferimento agli investimenti, il sistema di monitoraggio attivato per rilevare l’avanzamento degli interventi del PNRR mostra che, a marzo 2025, è stata sostenuta una spesa totale di circa 66 miliardi di euro. Questo importo corrisponde a circa il 34 per cento del budget totale del PNRR e al 54 per cento delle risorse ricevute finora dalla Commissione europea.

Ci aspettiamo un sostanziale aumento della spesa dell’anno in corso e del prossimo, con il progressivo completamento degli investimenti e la chiusura dei numerosi cantieri aperti in tutta Italia. Riteniamo inoltre del tutto fisiologico che, indipendentemente dal conseguimento degli obiettivi e dei traguardi entro la fine del 2026, parte della spesa dovrà essere contabilizzata anche negli esercizi successivi.

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Stiamo lavorando per il raggiungimento degli obiettivi previsti nelle ultime tre tranche e ad un monitoraggio rafforzato dello stato di attuazione del Piano, anche al fine di individuare gli eventuali aggiustamenti necessari per completare gli investimenti nei tempi previsti. Come emerso anche dalle interlocuzioni con le parti sociali, nell’ambito della successiva riprogrammazione si potranno individuare risorse da destinare a imprese, lavoratori e settori più colpiti dalla guerra commerciale.

L’evoluzione dello scenario internazionale

A fronte della complessità dello scenario internazionale, la crescita dell’economia mondiale nel 2024 ha rallentato, sia pur lievemente. La graduale normalizzazione della politica monetaria non è stata sufficiente a rinvigorire la domanda globale, e verso la fine dell’anno il ritmo di crescita si è ridotto. L’incremento degli scambi internazionali verificatosi all’inizio del 2025, ha riflesso l’anticipazione degli acquisti prima degli attesi aumenti tariffari. Gli squilibri commerciali si sono, almeno temporaneamente, acuiti e il deficit statunitense è aumentato.

Nella fase attuale prevalgono i segnali, in termine di aspettative, di rallentamento ciclico. Ci si attende che l’evoluzione in senso restrittivo delle relazioni commerciali porti un ulteriore e più netto calo nel ritmo di crescita del commercio internazionale nel corso del 2025.

Lo scenario è in continua evoluzione. Gli eventi più recenti – e mi riferisco alla sospensione per tre mesi delle tariffe reciproche da parte degli Stati Uniti – potrebbero favorire negoziati bilaterali. L’Unione europea, che nel frattempo aveva annunciato dazi scaglionati su diverse categorie di prodotti americani, ha sospeso anch’essa i provvedimenti per 90 giorni in attesa di ulteriori sviluppi, creando una finestra temporale all’interno della quale potrebbe generarsi una distensione delle relazioni commerciali a livello internazionale.

Il quadro complessivo resta, comunque, estremamente incerto; per questo motivo le nostre analisi interne sono orientate alla massima cautela. Anche lo scenario sottostante l’aggiornamento del quadro macroeconomico previsivo, che tiene conto dell’annuncio sulle tariffe reciproche del 2 aprile da parte dell’amministrazione statunitense, è da ritenersi prudenziale.

Alcune variabili esogene internazionali estremamente rilevanti per la crescita dell’economia italiana rispetto ad allora hanno avuto una evoluzione favorevole. Tra queste evidenzierei le quotazioni delle materie prime, in questi giorni più contenute, e i rendimenti sui titoli del debito pubblico.

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L’economia italiana nel 2024, le prospettive per il 2025-2027 e le tendenze per il 2028

Nel 2024, il PIL reale del nostro Paese è cresciuto dello 0,7%, leggermente inferiore rispetto all’1,0% indicato nel Piano dello scorso autunno. La crescita nominale del PIL, per altro, è risultata invece in linea con le previsioni.

Gli investimenti in macchinari, attrezzature e – soprattutto – dei mezzi di trasporto, hanno risentito di una politica monetaria ancora restrittiva, che ha iniziato – e con molta gradualità – a cambiare intonazione solo a metà anno. Per contro, l’espansione degli investimenti in costruzioni, in particolare la componente non residenziale legata al PNRR, ha guadagnato sempre più slancio; il rallentamento del comparto abitativo è stato fisiologico, senza mostrare la caduta da molti paventata.

Sebbene le esportazioni abbiano risentito della debolezza del commercio internazionale, il saldo della bilancia commerciale è migliorato significativamente, raggiungendo quasi 55 miliardi di euro (+21 miliardi rispetto al 2023). Al netto dei prodotti energetici, l’avanzo commerciale ha raggiunto il massimo storico di 104,3 miliardi.

I consumi privati hanno fornito sostegno alla crescita, anche grazie a una ripresa dei redditi delle famiglie, aumentati in termini reali dell’1,3 per cento. L’evoluzione del mercato del lavoro è stata molto favorevole, con una netta caduta del tasso di disoccupazione e una rilevante aumento nel numero di occupati; il tasso di occupazione a fine anno è risultato pari al 62,2 per cento, raggiungendo un nuovo picco.

A tale proposito, colgo l’occasione per chiarire il dato relativo alla pressione fiscale anche alla luce del dibattito che lo stesso ha suscitato nelle ultime settimane. In particolare, tra i fattori che concorrono a spiegare l’incremento osservato nel 2024 rilevano sicuramente l’andamento del mercato del lavoro e il peso dei redditi complessivi sul PIL, più elevato che nell’anno precedente. Fornirò ulteriori elementi sugli altri fattori tra qualche istante, nell’ambito della disamina degli andamenti di finanza pubblica.

Inoltre, con riferimento all’andamento della pressione fiscale previsto per i prossimi anni, appare importante evidenziare che l’indicatore tende a sovrastimare il reale peso del fisco, in ragione degli interventi introdotti con la legge di bilancio per il 2025, nella quale parte della riduzione strutturale dell’IRPEF è conseguita attraverso un bonus in busta paga per i lavoratori con reddito da lavoro dipendente fino a 20.000 euro annui, che è contabilizzato come maggiore spesa anziché come minore entrata.

Nonostante alcune evidenze relative al 2024 siano comunque rassicuranti per le prospettive di medio periodo, i recenti sviluppi dello scenario internazionale hanno aumentato l’incertezza sulle prospettive economiche, suggerendo maggiore cautela.

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Di conseguenza, la previsione di crescita del PIL per il 2025 è stata rivista allo 0,6%. Il peggioramento del contesto globale ha indebolito la domanda estera rilevante per l’Italia, portando a un forte ridimensionamento della crescita attesa delle esportazioni, ora stimata appena allo 0,1%. In questo quadro, il contributo delle esportazioni nette al PIL si riduce a -0,3 punti percentuali. La debolezza della domanda estera si riflette anche nella dinamica degli investimenti (0,6%), mentre i consumi delle famiglie, favoriti dal buon andamento del mercato del lavoro e dal recupero del potere d’acquisto, crescerebbero a un tasso leggermente superiore a quello del PIL.

Nel triennio 2026-2028 il PIL reale è previsto in aumento dello 0,8 per cento in media annuale, supportato principalmente dalla domanda interna.

Sensibilità delle previsioni rispetto alle variabili esogene

Lo scenario considerato nel quadro macroeconomico del Documento tiene conto delle informazioni disponibili fino al 4 Aprile, prima che fossero sospesi per 90 giorni i dazi imposti dall’amministrazione americana all’Unione Europea e si acuisse ulteriormente la guerra commerciale con la Cina.

La mutevolezza e la complessità del quadro economico internazionale hanno reso opportuno condurre valutazioni d’impatto sulle implicazioni di scenari di rischio alternativi rispetto al quadro macroeconomico di riferimento, condotte con ipotesi meno favorevoli circa il profilo del commercio mondiale, dei tassi di cambio, dei prezzi dei beni energetici e delle condizioni dei mercati finanziari.

Tutte le simulazioni sono basate su ipotesi più sfavorevoli e pertanto forniscono indicazioni in senso peggiorativo sulla crescita e finanza pubblica. Ciò nonostante, ricorderei nuovamente che sembra prospettarsi uno scenario meno avverso di quello messo in conto nelle previsioni ufficiali; più favorevole in termini sia di possibile esito finale della struttura dei dazi a livello internazionale, sia di variabili esogene (quali i prezzi dell’energia e i tassi d’interesse) che condizionano la crescita. Il quadro macroeconomico è pertanto soggetto anche a rischi positivi.

La finanza pubblica nel 2024, le prospettive per il 2025-2027 e le tendenze per il 2028

Il quadro di finanza pubblica presentato nel Documento conferma sostanzialmente gli obiettivi del Piano dello scorso autunno.

I dati di consuntivo per il 2024 hanno mostrato un deficit al 3,4 per cento del PIL, dal 7,2 per cento del 2023, segnando un miglioramento ancor più marcato rispetto a quello stimato nelle previsioni formulate lo scorso anno (3,8 per cento nel Piano e 4,3 per cento nel DEF 2024).

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Il risultato più favorevole rispetto alle stime è ascrivibile, principalmente, a un valore del deficit nominale inferiore alle previsioni di oltre 7 miliardi, su cui ha inciso una dinamica delle entrate più positiva delle attese, per effetto degli introiti afferenti al comparto finanziario e dell’ampliamento della base imponibile conseguente ad un positivo andamento delle retribuzioni e del mercato del lavoro.

Le entrate hanno mostrato un andamento molto favorevole anche in termini di cassa, esercitando un contributo positivo sul fabbisogno. Il consuntivo del 2024 ha chiuso al 5,6 per cento del PIL, in aumento rispetto al 2023 anche per effetto dell’impatto della fruizione dei crediti di imposta connessi, in particolare, al Superbonus.

L’evoluzione del fabbisogno si è riflessa anche sul rapporto debito/PIL, che dal 134,6 per cento del 2023 è passato al 135,3 per cento del 2024.

Il livello del rapporto debito/PIL del 2024 risulta inferiore rispetto alle precedenti stime (di oltre 2,5 punti alla previsione del DEF 2024 e di circa 0,5 punti percentuali al di sotto della stima del Piano), anche per effetto di un utilizzo efficiente delle riserve di liquidità del Tesoro. Inoltre, la strategia di gestione del debito volta a ottimizzare il portafogli di titoli di Stato e a conseguire un allungamento della durata media del debito ha consentito di ridurre il rischio di rifinanziamento.

L’aggiornamento delle previsioni di finanza pubblica per l’anno in corso e il successivo biennio conferma il profilo di deficit previsto dal Piano. In particolare, il deficit del 2025 è ancora previsto al 3,3 per cento del PIL. Per quanto riguarda il 2026, le previsioni confermano la stima del 2,8 per cento, coerente con l’obiettivo di uscire dalla Procedura per disavanzi eccessivi. Nel 2027 si prevede un’ulteriore riduzione al 2,6 per cento, per poi scendere al 2,3 nel 2028.

Con riferimento al rapporto debito/PIL, nell’orizzonte considerato dal presente documento si prevede un livello leggermente più favorevole di quello indicato nel Piano, con differenze che tendono ad azzerarsi nell’orizzonte previsivo.

In particolare, le previsioni indicano un ulteriore lieve aumento del rapporto debito/PIL nel 2026, quando si stima un livello pari al 137,6 per cento del PIL. A partire dal 2027 si attende la ripresa di un percorso discendente, favorito da un netto ridimensionamento delle compensazioni legate alla fruizione dei crediti di imposta (con una riduzione di 0,7 punti percentuali in rapporto al PIL rispetto al 2026), che accelererà negli anni successivi. Anche in questo caso, dunque, sono confermate le tendenze previste nel Piano.

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Spesa netta

Passando alla spesa netta, ricordo che, nelle raccomandazioni del 21 gennaio 2025, il Consiglio UE ha accolto con favore il Piano strutturale di bilancio italiano, raccomandando di mantenere la crescita della spesa netta entro i tassi massimi di crescita, annuali e cumulativi, programmati e di attuare, nei termini previsti, l’insieme di riforme e investimenti che giustificano l’estensione del periodo di aggiustamento di bilancio da quattro a sette anni.

La prima valutazione sul rispetto del percorso della spesa netta raccomandato dal Consiglio è prevista nella primavera del 2026, sulla base dei dati di consuntivo relativi al 2025 e al 2024. Tuttavia, in occasione della pubblicazione del cd. Pacchetto di primavera del prossimo giugno, la Commissione effettuerà la valutazione ex post sulla crescita dell’indicatore di spesa netta registrata nel 2024. Questa valutazione non darà luogo, ad oggi, a nessun addebito o accredito nel cd. conto di controllo, dal momento che lo stesso sarà attivato dalla Commissione europea solo a partire dal 2026.

Le evidenze fornite nel Documento mostrano non solo la conformità dell’andamento della spesa netta alle raccomandazioni del Consiglio europeo, ma anche che nel 2024, come prima anticipato, il tasso di crescita dell’indicatore di spesa netta è risultato pari al -2,1 per cento, in miglioramento rispetto al dato indicato nel Piano (-1,9 per cento).

Nell’anno in corso, la spesa netta è prevista crescere in linea con il tasso raccomandato dal Consiglio, intorno all’1,3 per cento.

In chiave prospettica, il Documento conferma gli obiettivi di spesa netta indicati nel Piano per il triennio successivo. In particolare, gli andamenti a legislazione vigente mostrano che, allo stato, il tasso di crescita dell’aggregato di spesa netta è confermato per il 2026, mentre nel 2027 e nel 2028 risulta più basso (di circa 0,1 punti percentuali) rispetto a quello indicato nel Piano.

Il Documento presenta anche simulazioni basate sull’analisi di sostenibilità del debito pubblico (cd. Debt Sustainability Analysis, DSA) e aggiornate sulla base dei più recenti dati disponibili, da cui emerge che l’evoluzione della spesa netta appena descritta sarebbe confermata anche all’interno di un Piano che si basasse sulle nuove previsioni di crescita considerate nel Documento in esame, continuando pertanto ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche di medio periodo.

Il monitoraggio delle riforme e degli investimenti del Piano

A rendere ulteriormente rassicurante il quadro sin qui illustrato sono i progressi nel percorso di realizzazione degli impegni previsti nel Piano. Il Documento illustra le azioni intraprese in un’ottica prospettica, valutando se le riforme e gli investimenti avviati possano assicurare il conseguimento degli obiettivi fissati negli anni a venire. Inoltre, l’analisi proposta nel Documento non si limita a descrivere le singole misure adottate, ma esamina il contesto di riferimento e le sfide che ciascuna è chiamata ad affrontare.

Nell’ambito delle riforme e degli investimenti del Piano, il Governo sta dando priorità agli impegni nelle aree previste per l’estensione del periodo di aggiustamento, senza tralasciare, tuttavia, gli interventi necessari a rispondere alle Raccomandazioni Specifiche che il Consiglio UE ha indirizzato all’Italia nonché quelli che possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi comuni dell’Unione europea.

Il monitoraggio dei progressi realizzati nelle aree relative all’estensione del periodo di aggiustamento evidenzia un quadro nel complesso positivo.

Nell’ambito della giustizia, prosegue il generale processo di efficientamento, che permetterà non solo di completare la riforma del processo civile prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma anche di consolidarne gli effetti oltre il 2026 e permettere, con la recente adozione di incentivi e risorse mirate, la riduzione dei divari territoriali.

In ambito fiscale, l’Italia ha accelerato gli sforzi per il completamento della riforma del sistema e per migliorare il rapporto tra i contribuenti e l’amministrazione fiscale. In tale contesto si è già proceduto al riordino del sistema delle detrazioni fiscali (attraverso la ridefinizione selettiva del limite alle detrazioni IRPEF e le modifiche apportate agli incentivi fiscali per renderli maggiormente compatibili con il nuovo quadro di finanza pubblica), alla riduzione strutturale del cuneo fiscale e all’introduzione di innovazioni al registro catastale.

Quanto alle misure dedicate al miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, il Documento evidenzia diversi interventi già attuati, tra i quali segnalo l’approvazione della legge annuale sulla concorrenza e l’avvio dei lavori preparatori relativi alla successiva legge e al riordino del sistema degli incentivi alle imprese previsto nell’ambito del “Codice degli incentivi” all’esame delle Camere, nonché il disegno sulle piccole e medie imprese.

In merito al rafforzamento delle capacità della Pubblica Amministrazione, sono state avviate le iniziative previste nell’ambito del PNRR per il miglioramento delle procedure di reclutamento, la semplificazione dei procedimenti amministrativi, l’accesso ai servizi pubblici e la valorizzazione del capitale umano della PA. Parallelamente, sono state poste le fondamenta per raggiungere, entro il 2026, una maggiore diffusione della mobilità verticale e orizzontale e per completare, entro il 2028, un primo ciclo di valutazione della performance e di assegnazione di premialità.

Quanto al rafforzamento dei servizi per la prima infanzia, si dà conto delle azioni finalizzate a incrementare, rispetto a quanto già previsto dal PNRR, l’offerta di centri per l’infanzia a livello nazionale e regionale.

Si segnala inoltre l’ulteriore rafforzamento del supporto alla natalità e alle famiglie, realizzato in particolare con il bonus “Nuove nascite”, l’aumento dell’Assegno Unico Universale e del Bonus nido, l’esonero contributivo per le lavoratrici madri, ora reso strutturale, e le ulteriori forme di sostegno alla partecipazione femminile al mondo del lavoro e alle famiglie vulnerabili.

Infine, il Documento riporta una disamina dei progressi realizzati sia nella programmazione e nella gestione della spesa pubblica, sia con riferimento alla razionalizzazione delle imprese con partecipazioni pubbliche, entrambe finalizzate a garantire una maggiore efficienza e responsabilizzazione nella gestione delle risorse pubbliche.

Accanto ai progressi nell’avanzamento delle riforme e investimenti nelle sei aree prioritarie, il Documento fornisce una descrizione degli interventi adottati dal Governo per rispondere alle Raccomandazioni Specifiche del Consiglio UE e contribuire agli obiettivi dell’Unione europea.

A questo proposito, si segnala l’impegno del Governo nel consolidamento delle iniziative del PNRR e dei programmi di coesione, finalizzati al potenziamento del sistema di istruzione e di ricerca, nonché al sostegno della partecipazione al mercato del lavoro, dell’occupazione e dell’imprenditorialità, anche attraverso piani strategici e misure ad hoc per colmare i divari territoriali, di età e di genere.

Inoltre, il Documento rileva progressi in merito al completamento degli investimenti del PNRR per il potenziamento infrastrutturale e l’accelerazione della transizione ecologica e digitale, con particolare attenzione alla sicurezza energetica e all’indipendenza strategica.

Non da ultimo, il Documento evidenzia gli investimenti per il potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale, diretti a migliorare l’assistenza specialistica e ridurre le liste di attesa, aumentando anche le risorse per il finanziamento dello stesso.

Conclusioni

Il documento di Finanza Pubblica descrive un Paese che ha deciso di seguire un percorso di aggiustamento fiscale che rispetta gli impegni assunti nel Piano e che, al tempo stesso, sta portando avanti con successo un insieme di investimenti e riforme estremamente rilevanti per la crescita, la sostenibilità ambientale e la coesione sociale.

Questa condotta è stata particolarmente apprezzata, non soltanto dalle Istituzioni europee, ma anche dai mercati finanziari, attraverso una riduzione del premio del rischio dei titoli del debito pubblico italiano. Anche le principali agenzie di rating, nel corso dell’ultimo anno, hanno preso atto del cambiamento strutturale della finanza pubblica rivedendo in senso migliorativo le loro valutazioni.

Il notevole miglioramento della finanza pubblica nel 2024 descritto nel Documento che ho presentato quest’oggi rappresenta una solida base a fronte dell’incertezza delle prospettive economiche. Abbiamo davanti a noi sfide sempre più complesse che richiedono prudenza, decisioni ponderate e strategie condivise a livello europeo. L’Italia continuerà ad operare in maniera credibile e saprà affrontare al meglio il difficile contesto, continuando a difendere la solidità dei suoi conti e a fornire il necessario sostegno al sistema economico e sociale.



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