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Trentino, aziende a rischio infiltrazioni della criminalità. Don Ciotti lancia l’allarme: «La camorra è arrivata anche qui»


di
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Tavola rotonda tra istituzioni e imprese del territorio. Il sacerdote fondatore di Libera: «Al nord le imprese di mafia condividono affari con le imprese normali. Hanno una capacità strategica nuova»

«La più bella astuzia del diavolo è quella di persuadervi che egli non esiste», scriveva il poeta francese Charles Baudelaire. Potrebbe riassumersi così l’avvertimento agli imprenditori trentini sulle infiltrazioni di mafia e criminalità nel nostro territorio: «Non dobbiamo sentirci mai esenti da nulla — ha sottolineato Giuseppe Petronzi, Commissario del Governo per la Provincia di Trento —. Evitiamo gli stereotipi e lavoriamo su prevenzione e repressione». «In Trentino c’è stata una storica sottovalutazione del rischio di criminalità organizzata, sulla base di una presunta superiorità e immunità», ha detto Walter Nicoletti, presidente delle Acli Trentine.
La realtà, hanno spiegato i presenti in sala per l’evento «Etica, legalità e sicurezza nell’impresa e nel tessuto economico», è che nessun territorio è immune alla mafia. L’incontro è stato promosso dal Coordinamento trentino imprenditori e dal suo presidente Andrea Basso, dalla Provincia di Trento e della Camera di commercio. Per parlare di mafia e legalità, presente anche don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell’associazione Libera contro le mafie, che è intervenuto nella tavola rotonda moderata dall’ex questore di Trento Alberto Francini. Presenti anche i presidenti della Camera di Commercio Andrea De Zordo, del Consiglio provinciale Claudio Soini e del Consorzio dei Comuni Paride Gianmoena.

«Sbagliato pensare all’isola felice»

«Il procuratore nazionale antimafia ha detto che oggi i rapporti della criminalità organizzata sono: diffusi, disincantati e pragmatici — ha spiegato don Luigi Ciotti —. Al nord le imprese di mafia condividono affari con le imprese normali. Hanno una capacità strategica nuova, e sono molto adattive ai territori. Nella sua storia la camorra è stata presente anche in Trentino». E continua: «Papa Francesco chiese a Libera di organizzare con il Vaticano un momento mondiale sui beni confiscati alle mafie. Per lui sottrarre ai corrotti quel frutto di violenza e restituirlo per dare una mano ai poveri era lo schiaffo più forte alla criminalità». «L’approccio secondo cui saremmo un’isola felice è sbagliato — ha spiegato il sindaco di Trento Franco Ianeselli —. Il processo Perfido è stato un’occasione di riflessione critica e di consapevolezza. La città è spesso preoccupata per fenomeni di insicurezza in strada: non li sottovalutiamo. Ma il rischio è che mentre siamo concentrati su questo ci dimentichiamo di quello che avviene sotterraneamente. Queste infiltrazioni criminali non sono solo un danno alla libera concorrenza, ma anche alla morale della società».




















































Insomma, il Trentino non è immune, e i suoi imprenditori sono avvisati di stare allerta. Ma non solo. Gli antidoti alle infiltrazioni criminali che provocano questi danni ci sono, e la Provincia sta provando a metterli in campo. «Spesso ciò che fa cadere l’imprenditore in una rete criminale è la mancanza di risorse — ha spiegato l’assessore provinciale al lavoro Achille Spinelli —. Per questo, oltre al controllo e al monitoraggio sul territorio, è essenziale lavorare con il sistema del credito per poter garantire possibilità di accesso diverse dall’ordinario. Stiamo lavorando con gli istituti per poter allargare le maglie e garantire un accesso al credito più forte e capace. Con le Casse rurali e il Consorzio di garanzia collettiva dei fidi stiamo cercando di gestire una fonte di finanza più solida, ampia e rapida, che parta da cifre minori per aiutare anche le piccole imprese».

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«Tutelare commercio e turismo»

Come ha poi spiegato Spinelli, alcuni settori soffrono più di altri: «Il commercio è in difficoltà, così come alcuni ambiti del turismo. Su questi dobbiamo lavorare con maggiore cautela. Ma proprio perché il Trentino è autonomo può contare su elementi distintivi. Abbiamo firmato protocolli con le autorità per gestire e diffondere informazioni, così che possano fare un monitoraggio più preciso». In questa direzione, durante il convegno è stato distribuito agli imprenditori presenti in sala un questionario di autovalutazione, poi diffuso tra le imprese delle associazioni aderenti al Coordinamento provinciale imprenditori, a Confindustria Trento e a Confesercenti del Trentino. Il questionario consentirà all’imprenditore di valutare, all’interno delle proprie attività economiche, il rischio di infiltrazione criminale. Questo grazie a un punteggio assegnato a fine compilazione, che rappresenta il livello di rischio. «Dobbiamo riconoscere che la mafia non è debole, è forte — ha concluso don Luigi Ciotti —. Sono di Pieve di Cadore, orgoglioso di essere nato sulle montagne. Ma anche nei luoghi meravigliosi, dovunque possano fare affari, loro arrivano».

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