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ECONOMIA, spese per la Difesa. ReArm Europe: chi e come pagherà le armi?


Padova, 28 aprile 2025, a cura di Banca Etica – Il piano di riarmo dell’Unione europea, denominato “ReArm Europe” incentiverà l’indirizzo dei risparmi dei cittadini verso l’industria bellica ed è un pericoloso via libera alla finanziarizzazione della guerra. Un allarme lanciato da Banca Etica, che denuncia come la sicurezza e gli equilibri geopolitici non possano venire affidati alle logiche speculative della finanza. L’Unione europea – affermano i suoi esponenti – punta a coinvolgere attivamente i cittadini europei nella corsa al riarmo, con l’obiettivo di indirizzare parte dei 10.000 miliardi di euro depositati nei conti correnti del continente verso il finanziamento delle imprese belliche europee. Questa la forte preoccupazione espressa dalla prima e unica banca italiana dedita esclusivamente alla finanza etica.

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CHI E COME PAGHERÀ REARM EUROPE?

“Rearm Europe”: un’economia di guerra finanziata dai cittadini? L’Unione europea sembra orientarsi verso un’economia di guerra. La spesa per gli armamenti e i meccanismi finanziari per sostenerla sono diventati centrali nell’agenda politica comunitaria e dei singoli Stati membri, e la Commissione europea, con ReArm Europe, stanzia 800 miliardi di euro a tale scopo: 150 miliardi dovrebbero provenire direttamente da fondi UE, sotto forma di prestiti agli Stati (creando nuovo debito pubblico), mentre i restanti 650 miliardi saranno a carico dei bilanci nazionali ma verranno esclusi dal calcolo del rapporto deficit/PIL previsto dal Patto di Stabilità. A questo si aggiunge l’imminente approvazione della direttiva sull’Unione dei Risparmi e degli Investimenti, basata sull’idea di orientare una quota importante dei risparmi dei cittadini europei (stimati in 10.000 miliardi di euro) per finanziare le imprese europee, con particolare attenzione a quelle del settore bellico.

LE PREOCCUPAZINI DI BANCA ETICA

Le preoccupazioni di Banca Etica: «L’approvazione della Saving and Investment Union esporrebbe sempre più i risparmiatori e i lavoratori europei, attraverso fondi di investimento, fondi pensione, assicurazioni, e grazie a complessi meccanismi di cartolarizzazione, a supportare l’industria delle armi, il tutto in assenza di trasparenza. Attraverso strumenti finanziari complessi come le cartolarizzazioni, i cittadini si potrebbero trovare a investire in armi senza esserne consapevoli – ammonisce Anna Fasano, presidente di Banca Etica -, intanto in Francia la banca pubblica degli investimenti (Bpifrance) emetterà titoli di risparmio per finanziare le aziende produttrici di armi, come annunciato dal ministro dell’economia».

FINANZIARIZZAZIONE DELLA GUERRA

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La finanziarizzazione della guerra alimenta i conflitti. «Storicamente, le guerre sono state accompagnate da speculazioni finanziarie, ma cedere alla finanziarizzazione della difesa rischia di innescare meccanismi perversi che alimentano i conflitti: più conflitti significano maggiori profitti per qualcuno», sottolinea Anna Fasano, ricordando anche le parole di Papa Francesco del 2024 sull’interesse economico che diventa stimolo a proseguire ed estendere le guerre per vendere o testare nuove armi. Il boom dei profitti nel settore degli armamenti dal 2022 è emblematico, del resto: un report di Mediobanca indica un rendimento azionario delle aziende della difesa a livello internazionale del +72,2% tra l’inizio del 2022 e ottobre 2024, superando ampiamente l’indice azionario globale (+20,1%). Le imprese europee hanno registrato una performance ancora più marcata (+128,1% contro il +59,1% dei gruppi statunitensi). Questa tendenza è proseguita nei primi mesi del 2025, con l’indice Stoxx Aerospazio & Difesa in crescita del +35% fino a marzo, rispetto al +9% dell’indice globale Stoxx 600.

SOSTENIBILITÀ A RISCHIO

A rischio la finanza sostenibile. La strategia per ampliare le fonti di finanziamento al settore della difesa mette a rischio anche la finanza sostenibile (ESG). Si prospetta un ripensamento radicale, una distorsione che porterebbe a includere le armi tra gli investimenti considerati sostenibili dalle normative. Banca Etica considera questo orientamento inaccettabile, come già dichiarato quando i ministri della difesa dell’UE avevano chiesto di includere le armi tra i finanziamenti qualificati come sostenibili. Una deriva che ha trovato conferma in un recente incontro della direzione dell’Unione europea che segue l’industria per la difesa (DG DEFIS), mentre a inizio aprile 2025 il colosso finanziario Allianz ha annunciato che prevede di includere nei suoi prodotti di finanza “sostenibile” anche i titoli di aziende produttrici di armi atomiche, giustificando tale scelta con il ruolo “etico” della deterrenza nucleare.

LA NETTA «CONDANNA» DELLA FINANZA ETICA

Banca Etica e l’intero movimento della finanza etica condannano con forza queste posizioni. La Global Alliance for Banking on Values (GABV), che riunisce oltre ottanta banche etiche a livello globale, ha ribadito con la Dichiarazione di Milano approvata nel 2024 che «il finanziamento delle armi non può rientrare, ed è incompatibile, con qualsiasi definizione di finanza sostenibile».



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