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In montagna mancano le persone, non la voglia di fare impresa


In montagna mancano le persone, non la tendenza a fare impresa. È questo, in estrema sintesi, il quadro emerso dal focus sull’imprenditoria nei Comuni montani della provincia di Cuneo, presentato questa mattina in Camera di Commercio. L’analisi, condotta dall’ente camerale, ha confrontato la situazione odierna con quella del 2015 nei centri montani della Granda. Un bacino che coinvolge 135 Comuni (il 54,6% del totale) e che copre 4.060 chilometri quadrati di superficie (il 58,8% del totale), ma nel quale vivono solo 106.268 residenti, appena il 18,3% del totale della provincia.

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Ad aprire la presentazione è stato il presidente della Camera di Commercio di Cuneo Luca Crosetto: “Questo è uno studio che fornisce un quadro dell’evoluzione dell’imprenditoria in montagna nel Cuneese negli ultimi dieci anni. Un movimento messo in crisi dalla crescita inarrestabile del commercio online. Il quadro è molto complesso e l’impatto demografico gioca un ruolo sicuramente cruciale. È messo in discussione il ricambio generazionale che serve all’interno delle imprese”. 

 

Presente anche l’assessore regionale con delega alla Montagna Marco Gallo, che ha ricordato alcuni interventi della Regione a favore delle “terre alte” sottolineando come i dati contenuti nel focus “saranno utili per le scelte che determineranno gli sviluppi futuri della montagna”.

 

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A chiude i saluti istituzionali l’assessora del Comune di Cuneo Sara Tomatis: “Non può essere solo il turismo a salvare le montagne, le valli devono essere abitate”, ha detto, ricordando l’impegno di Cuneo nella promozione e salvaguardia delle sue valli, anche (ma non solo) con il Festival della Montagna. 

 

I dati

La presentazione dei dati è stata affidata a Gianni Aime, responsabile del settore promozione, studi e comunicazione della Camera di Commercio di Cuneo, che ha sottolineato, come visto in apertura, come la questione sia innanzitutto demografica, ancor prima che legata alla tendenza a fare impresa. Tra il 2016 e il 2025, infatti, nei Comuni montani della Granda la popolazione residente è scesa del 3,8%, contro la diminuzione dell’1% nei restanti centri. In montagna risulta ancor più marcato il contributo degli stranieri, il cui numero è cresciuto del 14,4% nei Comuni montani cuneesi, contro il +5,4% negli altri centri. 

 

A fine 2024 le sedi di impresa nei Comuni montani della provincia di Cuneo erano 11.941, il 18,4% del totale. “Considerando che in questi centri vive il 18,3% della popolazione della provincia, emerge come non ci siano sostanziali differenze nella tendenza a fare impresa in montagna e nelle altre aree”, ha detto Aime. Nei Comuni montani della Granda c’è un’impresa ogni 8,90 abitanti, in quelli non montani una ogni 8,99 abitanti.

 

Nel 2015, negli stessi Comuni montani, le sedi di impresa erano 13.391, per un calo del 10,8% (nei Comuni non montani della Granda è stato del 6,2%). Il 36,2% delle imprese opera in agricoltura, il 14,4% nelle costruzioni, il 13,2% nel commercio, il 12% nel settore dei servizi alle imprese, l’8,6% nel turismo. Anche in questo caso – ha spiegato Aime – “le tendenze rispetto al 2015 sono simili a quelle dei Comuni non montani”. Il che significa commercio, agricoltura, costruzioni e industria in forte calo, in controtendenza il turismo e i servizi alle imprese.

 

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Per quanto riguarda la forma giuridica, sono diminuite le imprese individuali (-15%) e aumentate le società di capitale (+37,1%).

 

Alta, nei Comuni montani cuneesi, l’incidenza delle imprese femminili, pur diminuite del 19,2% rispetto al 2015: sono il 25,6% del totale, percentuale superiore sia a quella dei Comuni non montani che a quella provinciale complessiva. In calo anche le imprese guidate da under 15 (-14,3%), in controtendenza solo quelle straniere: +14,6%, aumento comunque inferiore a quello dei centri non montani e quello provinciale.

 

Variazioni significative, negli ultimi dieci anni, sono quelle che si registrano nelle classi di età degli imprenditori attivi nei Comuni montani cuneesi: quelli sopra i 50 anni, nel 2015, erano il 54,61% del totale, a fine 2024 questa percentuale era salita al 62,83%. Quella degli imprenditori tra i 30 e i 49 anni, invece, è passata dai 40,11% al 32,15%.

 

Il dato che in proiezione spaventa di più è quello legato alla demografia. Per il resto le tendenze legate all’imprenditoria in montagna non sono dissimili da quelle nei Comuni non montani”, ha concluso Aime.

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Strategie di crescita, non solo incentivi

A seguire è intervenuto Alessandro Durando, vicepresidente della Camera di Commercio, che ha riassunto il lavoro fatto nell’ultimo mandato ed è stato invitato da Marco Bussone – presidente Uncem e moderatore della mattinata – ad offrire il suo punto di vista sul contributo degli stranieri e sugli incentivi per l’imprenditoria in montagna: “Senza i migranti noi faremmo fatica ad assolvere ad alcune funzioni importanti nell’agricoltura. La sfida dell’immigrazione è importante, se guidata e governata può dare un sostegno alla nostra economia. Gli immigrati sono senz’altro risorse. Per quanto riguarda gli incentivi alle imprese, hanno un senso se accompagnati da politiche organiche. Se non c’è un disegno positivo sono risorse che perdiamo. Senza politiche chiare di sviluppo non si crea una crescita complessiva, ma ulteriori differenze. Servono strategie di crescita, non solo risorse compensative”. 

 

Poi il commento dello stesso Bussone: “Apparentemente qui non c’è notizia, giornalisticamente. I dati dei Comuni montani sono simili a quelli dei Comuni non montani. C’è equilibrio nei dati, ma non c’è equilibrio nelle politiche a livello nazionale, che sono tutte sbilanciate. I territori montani si muovono frammentati, non riescono a fare fronte unite. Serve un’alleanza, ma per fare un’alleanza serve che qualcuno rinunci a qualcosa”.

Andrea Dalmasso

CUNEO





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