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Debito e spese: alle famiglie serve consapevolezza


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Ivan Fogliata, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Südtirolbank ed Executive partner & Co-founder di inFinance

C’è un rischio quasi invisibile per il credito al consumo. Le nuove abitudini di spesa, dal Buy Now Pay Later alla subscription economy, si traducono in addebiti ricorrenti che gravano sui bilanci famigliari. E non sono verificabili tramite i tradizionali strumenti, come la Centrale Rischi.

«Ci sono una serie di movimenti che non vengono considerati debito – spiega Ivan Fogliata, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Südtirolbank ed Executive partner & Co-founder di inFinance – ma che hanno un impatto significativo sul bilancio famigliare. Accanto al classico credito al consumo, infatti, stanno emergendo altri fenomeni che le famiglie non sanno contabilizzare. Penso alle dilazioni di pagamento, oppure ai pagamenti ricorrenti, tutti gli abbonamenti e i canoni a cui ci stiamo abituando, e che sommati diventano una spesa mensile significativa e ricorrente, vere e proprie rate mensili come quelle dei finanziamenti».

La incapacità di pianificare

Una spesa fissa che le famiglie non sanno come gestire. La cronica mancanza di competenze finanziarie degli italiani si traduce, infatti, anche nella incapacità di pianificare e controllare il proprio budget. Che è oggi molto più forte di un tempo.

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«Un tempo non esistevano tutti questi stimoli di consumo – osserva Fogliata – e le generazioni precedenti avevano un reddito che permetteva loro di indebitarsi e rimborsare in tempi ragionevoli, persino per l’acquisto di una casa. Oggi abbiamo a disposizione strumenti finanziari innovativi per comprare prodotti e sottoscrivere servizi, che spesso ci vengono proposti sui social media con messaggi mirati. Ma manca la consapevolezza di come gestire il bilancio della famiglia, pochissime persone provano a tenere traccia di tutte queste operazioni».

Il falso mito sulla ristrutturazione del debito passa dai social

Passa soprattutto dai social anche la diffusione di un “falso mito” legato alla ristrutturazione del debito del consumatore, o “piano del consumatore”, come si chiama dall’avvento del Codice della Crisi.

«È un fenomeno a cui bisogna prestare molta attenzione – continua Fogliata – perché sta passando il messaggio che si possa cancellare i propri debiti con facilità. La ristrutturazione non è una passeggiata e può sfociare nella liquidazione dell’intero patrimonio. Si riparte letteralmente da zero».

L’apparente conflitto commerciale per le banche

A compensare la mancanza di competenze del consumatore dovrebbero provvedere i player finanziari. Ma non è sempre possibile. Le linee guida EBA hanno ribadito l’importanza di utilizzare una serie di indicatori, ma resta il fatto che una serie di voci, dalle dilazioni di pagamento agli abbonamenti ricorrenti, non sono considerati debito o rate finanziarie.

«Lo stesso vale per l’affitto di casa, che non viene preso in considerazione, a differenza invece della rata del mutuo – spiega Fogliata. Di fronte a questo scenario, ci sono attori che ancora incentivano l’indebitamento, mentre altri stanno lavorando su una maggiore consapevolezza, invitando all’attenzione. Noi di inFinance stiamo lavorando con diverse banche su corsi mirati ai consumatori, oppure ai dipendenti di aziende, per dare loro gli strumenti e le competenze per comprendere il budget famigliare. Per la banca è molto complesso farsi direttamente carico di queste attività, perché c’è un potenziale conflitto con gli obiettivi commerciali. Come faccio a proporre a un cliente un prodotto e, al contempo, a metterlo in guardia sul prodotto stesso?».

Il modello open per la valutazione del debito

L’idea di associare alla pratica di fido una sorta di bilancio famigliare, o comunque una mappatura di entrate e uscite, si tradurrebbe comunque in nuovi costi operativi, che verrebbero riversati sul cliente.

«La valutazione della capacità di indebitamento di una famiglia è una delle occasioni perse della PSD2 – segnala Fogliata. Abbiamo a disposizione uno strumento efficace per valutare la sostenibilità di una rata, analizzando i dati dei conti correnti del richiedente. E invece le banche hanno visto nello scambio di dati un rischio, creando ostacoli o sfruttando cavilli normativi come il rinnovo del consenso ogni 90 giorni. Qui vedo spazio per iniziative online, ad esempio una piattaforma che grazie all’analisi dei dati dei conti correnti indichi se c’è la possibilità di indebitarsi e per quale somma. Vedremo se, con la PSD3, arriveranno novità su questo fronte».

 

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Questo articolo è stato pubblicato sul numero di aprile 2025 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.



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