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strategie di diversificazione per navigare l’incertezza globale « LMF Lamiafinanza


Anche se la recente sovraperformance dei titoli europei non dovesse persistere, è un convincente promemoria del valore di un’ampia diversificazione del portafoglio. L’indice MSCI World, fortemente orientato verso gli USA, che assegna solo il 15% alle azioni europee, non offre più una diversificazione adeguata per gli investitori con un portafoglio orientato verso i mercati globali.

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I titoli europei hanno avuto buone performance nel primo trimestre, in particolare quelli in settori orientati al mercato interno, come banche, telecomunicazioni, energia (petrolio) e utility (elettricità). Al contrario, sulle industrie guidate dall’export – come beni di lusso e automobili – ha pesato la politica commerciale “America First” dell’amministrazione USA.

I mercati azionari spesso reagiscono eccessivamente di fronte alle notizie negative: gli Usa rimangono una destinazione di esportazione vitale, ma non l’unica. I dazi possono aumentare i prezzi – ad esempio, su veicoli o beni di lusso – ma i marchi premium spesso mantengono il potere di determinazione dei prezzi. Inoltre, molti beni sono prodotti localmente, non solo importati. Numerose aziende europee hanno impronte globali e un comprovato track record di resilienza. E infine, molto rimane incerto: come saranno strutturati i dazi, saranno introdotte esenzioni, le misure saranno completamente revocate qualora si rivelassero controproducenti?

Oro: l’asset class meno politica

Il prezzo dell’oro è visto sempre più come un riflesso dell’incertezza globale. Le banche centrali e gli investitori in certe regioni stanno cercando di proteggere le loro riserve di valuta estera da potenziali interferenze da parte del governo Usa. Tra le principali classi di attività liquide, solo l’oro offre questo livello di protezione. I Treasury Usa, ad esempio, potrebbero essere soggetti a sequestro o tasse punitive sulle transazioni – misure apparentemente ventilate dal Presidente statunitense. Per il terzo anno consecutivo, le banche centrali hanno acquistato oltre 1.000 tonnellate di oro nel 2024. I maggiori acquirenti includono le banche centrali di Cina, India, Polonia e Turchia.

Più recentemente, il prezzo dell’oro ha ricevuto un rinnovato sostegno dagli investitori finanziari, che per un certo periodo erano rimasti in disparte. Questi investitori non acquistano oro fisicamente, ma sotto forma di ETF, che di solito sono garantiti da oro fisico. Solo nel primo trimestre del 2025, le partecipazioni globali di ETF in oro sono aumentate di circa 160 tonnellate, raggiungendo 2.740 tonnellate – suggerendo che il trend discendente pluriennale potrebbe essere giunto al termine.

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Parte di questo aumento può essere attribuito alla domanda latente. Il forte rally dei titoli Usa negli anni precedenti ha fatto apparire l’oro poco attraente per gli investitori orientati alla performance. Ma con i mercati azionari ora in stallo e i rischi geopolitici che si intensificano, l’oro sta riacquistando il suo fascino. Preoccupazioni aggiuntive stanno emergendo riguardo a potenziali minacce all’indipendenza della Fed e a un potenziale indebolimento del dollaro USA sotto Trump. In questo contesto, l’oro viene sempre più visto come la valuta di ultima istanza – uno sviluppo che, sebbene comprensibile, è profondamente allarmante.

 



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