Il lavoro metalmeccanico tra dazi e tavoli al MIMIT, questo il titolo dell’evento al Ministero dell’Industria e del Made in Italy in cui è stato presentato il rapporto di Fiom-Cgil, un’analisi dettagliata delle criticità e delle prospettive del settore metalmeccanico italiano. Il segretario generale Michele De Palma, affiancato da rappresentanti sindacali e delegati, ha illustrato i dati e le proposte del documento, evidenziando l’urgenza di interventi strutturali per affrontare le sfide poste da dazi internazionali, crisi aziendali e stagnazione contrattuale.
Il rapporto sottolinea il peso del settore metalmeccanico nell’economia italiana: con 1,5 milioni di lavoratori, rappresenta il 6,2% dell’occupazione nazionale e il 28% del PIL manifatturiero. Tuttavia, i dati del 2024 indicano una flessione preoccupante: la produzione industriale è calata del 3,8% rispetto al 2023, e il ricorso alla cassa integrazione è cresciuto del 12%, con picchi nel comparto automotive (es. Stellantis, -15% di produzione). I dazi, in particolare quelli tra Stati Uniti (25% su acciaio e alluminio) e Cina (fino al 35% su veicoli elettrici), hanno ridotto l’export italiano del 4,2% nel 2024, penalizzando soprattutto le PMI, che costituiscono il 70% delle imprese metalmeccaniche.
Un focus significativo è dedicato ai tavoli di crisi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT). Nel 2024, sono stati aperti 82 tavoli, di cui 45 riguardanti il settore metalmeccanico, tra cui ex Ilva (con 8.000 lavoratori a rischio), Whirlpool e Jabil. Il rapporto denuncia che solo il 15% di questi tavoli ha prodotto accordi concreti, mentre il 60% si è concluso con soluzioni temporanee, come proroghe della cassa integrazione. “I tavoli al MIMIT sono un palliativo senza una visione industriale”, ha dichiarato De Palma, chiedendo un piano nazionale per la reindustrializzazione.
Sul fronte contrattuale, il rapporto evidenzia le difficoltà nel rinnovo del CCNL metalmeccanici, scaduto a giugno 2024. La Fiom-Cgil, con Fim e Uilm, rivendica un aumento salariale di 280 euro mensili per il quinto livello e una riduzione dell’orario a 35 ore settimanali a parità di salario. I dati mostrano un’erosione del potere d’acquisto: tra il 2021 e il 2024, l’inflazione cumulativa è stata del 17,4%, mentre i salari reali sono cresciuti solo del 5,1%. Nel 2024, il salario medio lordo di un operaio metalmeccanico è di 1.650 euro netti, tra i più bassi in Europa occidentale.
La sicurezza sul lavoro è un altro tema critico. Nel 2024, il settore ha registrato 1.120 infortuni gravi e 28 morti bianche, con un incremento del 7% rispetto al 2023. La Fiom propone di rafforzare il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) e di introdurre sanzioni più severe per le aziende inadempienti.
Le proposte del sindacato includono investimenti per 10 miliardi di euro in innovazione e transizione ecologica, un fondo nazionale per la formazione (con almeno 40 ore annue per lavoratore) e una riforma degli appalti per contrastare il dumping contrattuale, che coinvolge il 22% dei lavoratori del settore. La Fiom-Cgil chiama a un’azione collettiva per un’industria metalmeccanica sostenibile e competitiva, capace di tutelare occupazione e diritti.
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