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Banche e «golden power», lo Stato passa da spettatore ad arbitro nella partita dei mercati


Qualche giorno fa il governo è intervenuto nella vicenda di Unicredit, che ha lanciato un’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm

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Il rapporto tra Stato e mercato ha sempre avuto un andamento intermittente. Eravamo un Paese definito ad economia mista, poi con le privatizzazioni lo spazio di mercato è cresciuto e il pubblico ha fatto qualche passo indietro. Molti, in verità. Venne così introdotta un’azione definita d’oro, la Golden share, che consentiva ai governi, in casi strategici per il Paese, di intervenire pur non avendo neanche un’azione nell’impresa in questione. Se sul tavolo c’è l’interesse nazionale.
Qualche giorno fa il governo è intervenuto attraverso i poteri del Golden power, che ancora tutela le questioni strategiche. E in questo caso si è trattato di Unicredit, che ha lanciato un’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm. Ironia della sorte, il Credit è stata la prima banca ad essere privatizzata. Ora il via libera per il lancio dell’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm è stato vincolato a molte prescrizioni e molto dettagliate. Il testo definitivo ancora non è disponibile, in attesa di quello ci sono le comunicazioni della banca: il governo chiede tempi stretti di uscita dalla Russia e garanzie sugli investimenti in Btp. Passando attraverso i finanziamenti alle piccole e medie imprese. Vincoli che hanno visto su fronti opposti la Lega e Forza Italia. E che per certi versi rappresentano una versione 5.0 del ruolo dello Stato nell’economia.

La nuova incertezza

È vero che la politica del credito è da sempre un tassello fondamentale per la crescita del Paese, per orientare gli investimenti delle imprese, per agevolare i settori più dinamici. Cercare di ascoltare le esigenze delle imprese e mettere intorno a un tavolo aziende e banche per trovare una direzione comune nell’interesse del Paese è un percorso che andrebbe esplorato di più, ma qui il passaggio è ben più netto. Si indicano modalità e scelte gestionali da compiere. Una vera e propria agenda, con paletti molto definiti. Vedremo che cosa sosterrà Unicredit nei ricorsi in preparazione, ma una cosa è certa: questa decisione apre un’incertezza nell’equilibrio (sempre molto precario) dei rapporti tra imprese di mercato e Stato. Da spettatore a protagonista.




















































E in queste partite finanziarie oltre a essere legislatore, regolatore, controllore, è anche azionista diretto, se guardiamo al Monte dei Paschi di Siena, guidato da Luigi Lovaglio, che ha lanciato l’offerta di scambio su Mediobanca. Il vero rischio è che il principio del primato della politica apra a tentazioni eccessivamente dirigistiche, mentre si prepara un riassetto che potrebbe ridisegnare i confini della finanza italiana. Stato e mercato hanno logiche diverse, ma un equilibro è necessario. Altrimenti le invasioni di campo potrebbero frenare, non alimentare, la crescita. E il ritorno all’economia mista non è detto che sia un progresso.

28 aprile 2025 ( modifica il 28 aprile 2025 | 10:30)

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