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L’azienda agricola di Concetta La Rocca e le antiche varietà della Basilicata


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Pur se nessuno aveva più prestato loro cure, gli antichi peri sui terreni di Concetta La Rocca hanno continuato a vivere e dare frutto. Ha cominciato a farci attenzione una volta comprati gli appezzamenti nel territorio di Colobraro, borgo tra i monti del Parco Nazionale del Pollino e il Mar Jonio dalla grande biodiversità, che per un periodo è stata ignorata. Di mestiere faceva la giardiniera, e poi è andata più a fondo nella passione per l’agricoltura e il recupero del patrimonio naturale di questo angolo della Basilicata, avviando un progetto di rilancio e valorizzazione di frutta e ortaggi a rischio scomparsa. Il progetto della sua azienda agricola a trazione femminile in provincia di Matera in questo video reportage. 

Concetta La Rocca, dal giardinaggio alla scoperta dei frutti dimenticati

Oggi ha 65 anni e l’entusiasmo di chi ha ancora molto da fare e da dire. La Rocca e il marito Antonio Di Matteo provengono da famiglie di origini contadine, rispettivamente assegnatarie di un podere a Policoro e occupate nella mezzadria a Rotondella. Un imprinting valido per entrambi, ma espresso lungo strade diverse: “Io ho cominciato gli studi universitari in Scienze Forestali, mentre Antonio ha lavorato in una cooperativa di prodotti agricoli”. Quando decidono di mettersi in proprio lavorando nella progettazione, realizzazione e manutenzione di giardini, per sostenere l’attività acquistano poco meno di una decina di ettari, tra seminativi e terreni incolti.

Concetta La Rocca con i suoi prodotti

A fine Anni ’90 Concetta si iscrive come imprenditrice agricola al registro delle imprese e accede ad alcuni fondi a supporto dei primi insediamenti nell’ambito della PAC, la Politica Agricola Comune della Comunità Europea (ecco di cosa si tratta e perché è importante in Italia). Da lì arriva la spinta per investire maggiormente sui terreni di proprietà.

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Il recupero dell’antica varietà di Pera Signora

La Rocca crea prima alcuni uliveti e poi osserva l’abbondanza di piante da frutto spontanee, che continuavano a vivere nei campi ormai incolti. Invece di eliminarli per fare spazio a nuove varietà con metodi intensivi, entra in contatto prima con Slow Food e poi con l’Alsia, Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura, che la affiancano nell’identificazione e promozione del prodotto. “Nei nostri terreni abbiamo trovato tante piante di cui non si sa nemmeno bene il nome, ma una in particolare è quella su cui abbiamo deciso di concentrarci”. Si tratta della Pera Signora, una tipologia un tempo diffusa nella zona della Val Sinni dal profumo molto spiccato.

La pera Signora di Concetta La Rocca-2

Ottima da consumare fresca, ha solo un difetto, ovvero quello di ossidarsi molto facilmente, cosa che la rende adatta soprattutto alla trasformazione. La Signora è un presidio Slow Food dal 2014, è stata iscritta nei registri dell’agrobiodiversità locale e oggi, sulla scorta dell’esempio di La Rocca, è stata recuperata da una decina di altri agricoltori.

I progetti di La Rocca nel segno della valorizzazione della biodiversità

Per il suo impegno nei confronti della difesa e promozione della ricchezza del territorio — valori che incarnano le linee guida della Politica Agricola Comune per la dinamicità delle zone rurali marginali, tramite pratiche radicate nella tradizione nonché sostenibili — La Rocca ha ricevuto il premio Agricoltore Custode dell’Anno dall’Alsia. Protagonista in azienda non è tuttavia soltanto l’antica pera, ma anche un miscuglio evolutivo di fagioli individuato con un docente genetista per le sue capacità di adattamento, così come vari tipi di peperoni, sedano e origano autoctoni.

Dolcetti e confetture a base di Pera Signora di Concetta La Rocca

L’imprenditrice è inoltre presidente regionale dell’associazione Donne in Campo di CIA, e lavora per ispirare e condividere conoscenze con altre colleghe in Basilicata. Le possibilità legate al recupero dei frutti dimenticati del Parco del Pollino, secondo La Rocca, non sono però ancora esaurite: “Stiamo costruendo un laboratorio aziendale per fare in casa confetture, canditi, puree e succhi di frutta. Ma anche i biscotti e il panettone”, anticipa, “il modo migliore per chiudere il cerchio di una filiera che ha ancora molto da dire”.

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