«Centreremo gli obiettivi del PNRR. Già adesso è bene evidenziare che ne abbiamo raggiunti diversi grazie all’operato del Governo Meloni». È un’affermazione che non lascia spazio a interpretazioni quella rilasciata da Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, in un’intervista pubblicata oggi dal Sole 24 Ore per fare il punto sullo stato di avanzamento dei progetti legati alla trasformazione digitale della Pubblica amministrazione.
Secondo Butti, la digitalizzazione della PA e del sistema sanitario sta procedendo in linea con le scadenze europee: «la Commissione Ue ha confermato che l’Italia è cresciuta di dieci punti in ambito e-health nell’ultimo anno, superando la media europea». Merito anche della Piattaforma Digitale Nazionale Dati e del principio del “once only”, che consente a cittadini e imprese di fornire un’informazione una sola volta, evitando ridondanze e complicazioni burocratiche.
Al centro dell’intervista anche l’IT Wallet, il portafoglio digitale italiano, per cui sono in arrivo due decreti attuativi: il primo con le linee guida, già pronte, e il secondo in collaborazione con il Garante per la Privacy. «Su AppIO sono stati attivati, ad oggi, 5 milioni di IT Wallet e caricati 8,5 milioni di documenti», ha spiegato Butti, sottolineando l’intenzione di rafforzarne l’adozione attraverso una campagna di comunicazione.
Quanto alla migrazione al cloud, altro tassello strategico, i numeri mostrano un’accelerazione significativa. A settembre 2024 è stato raggiunto il target previsto dal PNRR, con 206 amministrazioni centrali e strutture sanitarie già migrate al Polo Strategico Nazionale. «In tutto – aggiunge Butti – oltre 13mila amministrazioni locali sono già migrate o stanno migrando, e 5.600 hanno completato il processo».
Tra le proposte sul tavolo c’è anche l’ipotesi di una legge sull’innovazione e un Testo Unico della digitalizzazione, per dare organicità e stabilità normativa a un settore in continua evoluzione. Infine, il tema della connettività, affrontato con realismo: «Stiamo sperimentando, a partire dalla Lombardia, l’uso dei satelliti. Se i risultati saranno positivi, siamo pronti a investire risorse nazionali e dialogare con la Ue per sviluppare questa tecnologia».
L’intervista conferma che il processo di trasformazione digitale è in corso e che, nonostante le difficoltà, l’obiettivo di rendere più efficiente e moderna la macchina pubblica è considerato prioritario. Il metodo, in questo caso, è fatto di numeri concreti e azioni progressive, più che di slogan.
Se guardiamo ai risultati ottenuti in questa prima metà di legislatura, il paragone con i predecessori è impietoso, e non per una questione di stile comunicativo, ma di sostanza. In poco più di due anni, il Governo Meloni ha messo a terra ciò che altri non sono riusciti nemmeno a impostare.
Con Butti alla guida della trasformazione digitale, l’Italia non solo ha recuperato il terreno perduto, ma si è posizionata tra i Paesi di riferimento in Europa. Ha imposto coraggiosamente il tema della Sovranità Digitale – fino a ieri considerato scomodo, oggi riconosciuto come strategico – e ha portato l’innovazione fuori dai convegni per calarla nella realtà. I numeri parlano chiaro e, per una volta, parlano italiano.
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