Roma, 24 aprile 2025 – È uno scontro a tratti inaspettato, in ogni caso inedito da anni, quello che si è determinato ieri tra Confindustria e Governo sul cosiddetto decreto Bollette.
Tanto che in serata, dopo una lunga raffica di critiche dell’Associazione degli industriali al provvedimento approvato in via definitiva dal Parlamento, da Palazzo Chigi è uscita una nota informale per sottolineare tutta l’irritazione della premier con i vertici di Viale dell’Astronomia. Mentre le opposizioni in coro si sono schierate compatte a sostenere il ‘j’accuse’ degli imprenditori.
Meloni: “Misure concrete per famiglie e imprese”
Ad accompagnare il via libera al decreto, diventato legge, è stata in mattinata la Presidente del Consiglio: “Il governo mette in campo misure concrete per sostenere famiglie e imprese di fronte al caro energia. Lo facciamo attraverso un investimento di circa 3 miliardi, destinato ad alleggerire le bollette, promuovere l’efficienza energetica, tutelare i più vulnerabili e chi produce”.
La premier sottolinea come per le famiglie con un Isee fino a 25mila euro, “prevediamo un contributo straordinario di 200 euro”. Per le famiglie con redditi più bassi che già percepiscono il bonus bollette, si tratta di un contributo aggiuntivo, con il beneficio complessivo che può raggiungere i 500 euro.
E a seguire la promessa. “Non ci fermeremo qui: continueremo a lavorare con serietà e determinazione per contrastare il caro energia e aiutare chi ha bisogno”, ha aggiunto la premier.
La risposta di Confindustria: “Occasione persa”
Passano solo poche ore e gli industriali fanno capire che i conti, almeno per loto, non tornano: “Confindustria esprime forte preoccupazione e contrarietà per l’assenza di misure concrete a sostegno del cuore produttivo del Paese. La bolletta di tutta l’industria italiana supera abbondantemente i 20 miliardi di euro all’anno e le imprese italiane continuano a subire uno spread energetico che supera il 35% e che arriva anche a toccare punte dell’80% nel confronto con i Paesi europei”.
Fino all’affondo finale: “È una situazione insostenibile per le imprese italiane. Occorre agire con urgenza. E, invece, si è persa un’occasione”.
Non basta. Da Confindustria si mettono nero su bianco le proposte a costo zero presentate e non accolte: dall’estensione anche alle Pmi industriali della riduzione degli oneri di sistema, alla possibilità di fornire energia alle imprese industriali con contratti a lungo termine da parte del Gestore dei servizi energetici, dalla eliminazione dello spread esistente tra il mercato europeo e quello italiano del gas che grava per 1,3 miliardi di euro all’anno, alla gas e biometano release, alla rimozione dei vincoli per installare impianti rinnovabili sulle aree industriali bloccate dal decreto Agricoltura dello scorso anno.
I settori esclusi dal decreto
Il decreto Bollette, in più, non prevede nulla per l’alimentare, il tessile, la farmaceutica, la componentistica automotive, l’arredo, la meccanica, il calzaturiero, le telecomunicazioni, per citare alcuni tra i tanti esempi che si potrebbero fare di eccellenze del Made in Italy.
Una nota dai toni e dalla sostanza durissimi che trova sponda nella raffica di critiche delle opposizioni, ma che fa irritare Palazzo Chigi. Da qui la reazione: “Il provvedimento – spiegano fonti del Governo – era stato ampiamente discusso con tutte le associazioni imprenditoriali, a partire da Confindustria. Stupisce quindi che l’Associazione degli industriali abbia manifestato la sua contrarietà solo dopo l’approvazione definitiva del provvedimento da parte del Senato”.
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