Il ministero del Lavoro ha pubblicato il 15 aprile scorso il Report sul Deposito contratti aziendali depositati secondo l’articolo 5 del DM 25 marzo 2016. Il report analizza i 107.315 contratti di cui 12.073 risultano attualmente attivi. Tra i contratti attivi, 9.821 sono aziendali e 2.252 territoriali.
I contratti attivi principalmente mirano a raggiungere obiettivi di produttività (9.850), redditività (7.803), qualità (6.186) e molti includono misure di welfare aziendale (7.399) o prevedono piani di partecipazione (1.255).
Il numero di lavoratori beneficiari indicato è pari a 3.239.236, di cui 2.228.473 riferiti a contratti aziendali e 1.010.763 a contratti territoriali.
Con la contrattazione aziendale naturalmente sindacato e impresa cercano di sfruttare i vantaggi garantiti dalla norma: detassazione dei premi di risultato e partecipazione agli utili; decontribuzione per misure di conciliazione vita-lavoro; crediti d’imposta per la formazione in tecnologie 4.0; possibilità di adattare le condizioni lavorative alle esigenze specifiche di ciascuna azienda; incentivi alla produttività con ricadute positive sia per i lavoratori (premi) che per le aziende.
Le cifre che accompagnano i contratti sono interessanti; il valore annuo medio del premio per i lavoratori è di 1.581,51 euro, con i contratti aziendali che offrono premi più sostanziosi (media 1.807,52 euro) rispetto ai territoriali (681,51 euro).
Dal punto di vista del settore, il 62% dei contratti riguarda i Servizi, il 37% l’Industria e l’1% l’Agricoltura. Se si osserva la distribuzione territoriale, il 74% dei contratti è concentrato al Nord, 17% al Centro e solo il 9% al Sud. La Lombardia risulta la regione con il maggior numero di contratti depositati (30.523), seguita da Emilia-Romagna (17.525), Veneto (12.526) e Piemonte (9.988).
Data la natura della contrattazione è positivo che il 50% delle aziende abbia meno di 50 dipendenti, il 15% ha tra 50 e 99 dipendenti e il 35% ha 100 o più dipendenti.
Se la contrattazione resta la via maestra per un equo salario, varrebbe la pena di espanderne l’esperienza. Come? Proviamo a stendere una lista delle possibili azioni:
– potenziare gli incentivi fiscali, particolarmente nelle regioni del Centro-Sud dove la presenza è minore;
– semplificare le procedure di deposito telematico;
– promuovere campagne informative sui benefici della contrattazione decentrata;
– creare sportelli di consulenza dedicati alle piccole imprese;
– sviluppare modelli contrattuali standardizzati per le piccole imprese;
– introdurre misure specifiche per settori emergenti dell’economia.
Il documento del Ministero sottolinea l’importanza di questi strumenti contrattuali che, attraverso la contrattazione decentrata, permettono di adattare le condizioni di lavoro alle specifiche realtà produttive migliorando sia la competitività delle imprese che le condizioni economiche dei lavoratori.
Insomma, si tratta di strumenti poco pubblicizzati e poco valutati, sui quali varrebbe la pena spostare un maggiore impegno di politica e comunicazione.
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