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25 aprile, Gozzi (Confindustria): “Non può essere la festa dei ‘pacifisti della resa’”


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Antonio Gozzi, presidente Federacciai e Duferco, consigliere delegato del capo di Confindustria Emanuele Orsini, ha lasciato ormai da decenni la politica attiva, dove si era distinto giovanissimo come vicesindaco socialista di Chiavari. Ma la passione riformista resta attiva e così l’industriale chiavarese, appena tornato in B con la sua Virtus Entella, esprime il suo punto di vista sulle controverse sfaccettatura dell’80° anniversario della Liberazione. Lo fa con un editoriale sul settimanale online Piazza Levante.

Scrive tra l’altro Gozzi: “La pace non è gratis e per difendere i nostri valori dalle minacce di autocrazie aggressive e violente la deterrenza di una forza militare moderna ed efficiente è indispensabile“.
 

Ecco il testo dell’editoriale, consultabile anche sulla rivista (leggi qui): “Il 25 aprile cade quest’anno in un momento molto particolare per gli equilibri mondiali, ed in particolare per quello che in tutti questi anni abbiamo chiamato ‘Occidente’.  Per la prima volta l’alleanza politica e strategica tra Stati Uniti d’America ed Europa è messa in discussione perché l’America, che ha enormi problemi di bilancio, con la presidenza Trump si sta progressivamente disimpegnando dal teatro europeo e mediterraneo per concentrare attenzione, risorse e forza nell’indo-pacifico e nella confrontation politica, economica e militare con la Cina.  Per le persone della mia generazione questo è uno shock terribile perché noi siamo cresciuti nella consapevolezza che senza gli americani non si sarebbe mai potuto vincere il nazifascismo (più di 200 mila giovani soldati statunitensi hanno perso la vita in Europa tra il 1943-1945), e che senza gli americani e la Nato l’Europa non sarebbe mai stata in grado di difendersi dall’aggressività dell’Unione Sovietica: ve li ricordate, all’inizio degli anni 80 del secolo scorso, i missili nucleari SS20 schierati unilateralmente dall’URSS contro le capitali europee Londra, Parigi, Berlino e Roma?

 

Gli USA hanno contribuito fino ad oggi alle spese della Nato con più di 700 miliardi di dollari l’anno, cifra che è superiore ai contributi di tutti gli altri Paesi dell’alleanza messi insieme.  Da tempo, a partire da Obama, i presidenti americani hanno dichiarato questo sforzo economico ormai insostenibile per gli USA, specie in un mutato contesto geopolitico.  Trump lo ha fatto con la brutalità che lo contraddistingue, e finalmente l’Europa ha capito che se vuole esistere deve occuparsi seriamente della sua difesa, anche perché nel frattempo, come dimostra la vicenda dell’Ucraina, al vecchio e arrugginito imperialismo sovietico si è sostituito il neo-imperialismo per certi versi persino più violento di Vladimir Putin, che ha l’obiettivo ormai chiaro a tutti di ristabilire l’influenza russa su Paesi che facevano parte del blocco sovietico, come le repubbliche baltiche, la Polonia, la Romania ecc

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La difesa europea, una forte e moderna difesa europea, è indispensabile per difendere dalle autocrazie in campo, prima fra tutte quella di Putin, i valori di libertà, democrazia, diritti civili e sociali che hanno costituito gli ideali per cui si sono battuti gli oppositori del nazi-fascismo, e in Italia la Resistenza armata che ha lasciato sul campo più di 30 mila morti per la libertà.  Purtroppo rispetto alla consapevolezza della necessità di una nuova e importante difesa europea, che comunque non sostituisce lo sforzo di cercare fino in fondo le ragioni e le vie di una rinnovata alleanza atlantica, sono cominciati i distinguo quando non una vera e propria opposizione pacifista che, anche in Italia, era stata molto ambigua, per non dire contraria, all’eroica lotta del popolo ucraino contro gli invasori russi e agli aiuti militari occidentali

 

Ricordiamo tutti, tra le altre, la sorprendente posizione del presidente dell’Anpi, Pagliarulo, il quale, dimenticando la lotta armata al nazifascismo fatta dai partigiani italiani e gli aiuti militari alla Resistenza di americani e inglesi, ha sostenuto fin dall’inizio l’insensatezza delle resistenza del popolo ucraino e ha più volte trovato giustificazioni storiche al neo-imperialismo russo.  Si tratta dei “pacifisti della resa”, come li abbiamo più volte definiti su queste pagine, interpreti di un pacifismo ad oltranza e senza realismo che rifiuta la forza anche come solo strumento di deterrenza.

 

Questo pacifismo, oltre che in taluni ambienti cattolici più estremisti della stessa dottrina della Chiesa che riconosce il diritto all’autodifesa, affonda le sue radici in Italia in una tradizione comunista che nel dopoguerra, in varie situazioni, ha sostenuto il pacifismo ad oltranza (i partigiani della pace); un pacifismo che faceva sempre comodo agli interessi dell’URSS che ha un certo punto lo finanziò perfino con i suoi servizi segreti. Un pacifismo della tradizione comunista molto diverso dalla tradizione socialista e socialdemocratica europea, che mai negò il valore dell’alleanza atlantica e la legittimità dell’uso della forza come autodifesa. Furono due socialisti europei, Bettino Craxi e Helmut Schmidt, che decisero di schierare i missili di teatro Pershing e Cruise sul territorio europeo in risposta allo schieramento degli SS20 sovietici.  Il voto di una parte del gruppo del PD al Parlamento Europeo, contrario al piano di difesa presentato dalla Von der Leyen, e diverso da quello degli altri socialisti europei favorevoli al piano, testimonia di quanto questa tradizione sia dura a morire nella sinistra italiana. Lo confermano le posizioni della stessa segretaria del PD Elly Schlein che, probabilmente per ragioni elettoralistiche, sembrano  più vicine a quelle del M5S e della sinistra estrema di Bonelli e Fratoianni.

 

Questo “pacifismo della resa” è contrario tout-court al rafforzamento della difesa europea, oppure è contrario con distinguo con l’argomentazione strumentale che non devono essere aumentate le spese militari dei singoli stati: ma in assenza di consenso su un debito europeo comune chi ci deve mettere i soldi se non i singoli stati (anche se il ministro Giorgetti ci ricorda che per l’Italia sarà dura)? Il “pacifismo della resa”, poi, vede molto male anche gli investimenti, la crescita e l’importanza delle imprese italiane impegnate nel comparto della difesa.  In Liguria abbiamo due eccellenze assolute in questo campo: Leonardo e Fincantieri, due imprese a partecipazione statale che affondano le loro radici nella storia industriale della regione e che rappresentano eccellenze mondiali.  Digitale, cybersicurezza, satelliti, assetti terrestri, marini e sottomarini anche a difesa di infrastrutture civili come cavi e pipeline, costituiscono oggetto di importantissime attività industriali e di ricerca e sviluppo che consentono e consentiranno all’Italia di giocare un ruolo di primo piano non solo nel contesto della nuova difesa europea ma anche nel rapporto di collaborazione atlantica che auspichiamo. Sia Leonardo che Fincantieri infatti hanno un’importantissima presenza con propri stabilimenti e cantieri negli USA e lavorano per la difesa americana

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Nessuno naturalmente vuole la guerra, come non la volevano gli eroici giovani italiani caduti per la libertà nella lotta di Resistenza al nazifascismo.  Ma la pace non è gratis e per difendere i nostri valori dalle minacce di autocrazie aggressive e violente la deterrenza di una forza militare moderna ed efficiente è indispensabile.  La ricorrenza del 25 aprile non può e non deve diventare una parata di retorica dei “pacifisti della resa”, anche se iscritti all’Anpi, ma ci deve ricordare che il nazifascismo è stato vinto anche con la forza delle armi e con la volontà e il sacrificio di tanti giovani che hanno avuto il coraggio di usarle contro i tiranni”.

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