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Un secolo di Wearable Passion


‘‘La nostra storia non è un semplice singolo filo da dipanare, ma un tessuto straordinario e in continua evoluzione, di cui siamo orgogliosi”. Le parole di Roberto Grassi, prese in prestito dal suo settore, il tessile, si sposano con la storia dell’impresa di cui è Presidente e non solo. Sono parole che parlano anche della fibra varesina caratterizzata da una resistente stoffa imprenditoriale e da un tessuto territoriale unico. “I fili della nostra impresa, che quest’anno festeggia il centenario, si sono intrecciati nel tempo con quelli di un contesto che è stato, ed è, terreno fertile per un saper fare riconosciuto in tutto il mondo”.

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È il 19 maggio 1925 quando il capostipite Alfredo dà il via a quell’attività che oggi è la Grassi Spa Società Benefit di Lonate Pozzolo. Un progetto che si inserisce in un humus ideale per lo sviluppo della manifattura tessile-cotoniera: un territorio con un’antica tradizione artigianale, in particolare nel Sud della provincia nella cosiddetta Valle Olona, che nei secoli sarebbe diventata industriale. Basti ricordare che Busto Arsizio nel XIX secolo era chiamata Manchester d’Italia oppure citare nomi illustri come quello di Enrico Dell’Acqua. Un territorio fertile anche per lo sviluppo dell’associazionismo e di progetti ambiziosi come la creazione di una Università pensata dagli imprenditori per offrire ai giovani le competenze spendibili in azienda. La Grassi sarà tra le prime imprese ad aderire all’Associazione datoriale, che darà poi origine all’attuale Confindustria Varese, e tra i promotori della nascita della Università LIUC di Castellanza.
La storia di Grassi parte da qui, dal semplice sogno di un giovane che resterà punto di riferimento per figli e nipoti, oggi alla quarta generazione. Un’avventura che comincia con la produzione di tessuti semplici e una visione commerciale lineare. Un’avventura segnata, però, da un imprevisto che cambia le carte in tavola e rivoluziona il core business per sempre. Un episodio di quelli che fanno la differenza tra un imprenditore che si fa sopraffare dagli eventi e chi sa scrivere il proprio futuro. Del resto, se anche in contesti vantaggiosi, come scriveva Seneca “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, figurarsi quando le cose vanno male.

Ed è proprio quando le cose iniziando a prendere una brutta piega che Alfredo non si lascia sopraffare. Capita, infatti, a cavallo tra le due Guerre Mondiali, che l’azienda si vede respingere, probabilmente per motivi burocratici, una cospicua partita di tessuto da un cliente. È un duro colpo economico, ma anche gestionale: occorre smaltire il tessuto. È allora che Alfredo fa suo, prima del tempo, il concetto di economia circolare. L’idea è geniale: i tessuti rifiutati sarebbero serviti a confezionare abiti da lavoro. “È la pietra miliare della nostra azienda”, racconta Roberto Grassi, nipote di Alfredo, oggi alla guida dell’impresa insieme al cugino Alfredo. “Trasformando un problema in opportunità, il nonno cambia il progetto, investe e inizia a confezionare indumenti da lavoro. Da azienda che creava tessuti si passa al confezionamento: è la svolta. Da qui in poi, traccia la strada: produrre capi per il settore professionale. Con una visione etica: vestire chi lavora significa, prima di tutto, proteggerlo”.

Da allora, lo sviluppo è inarrestabile anche quando, venuto a mancare Alfredo, gli succedono figli e nipoti. Ogni nuova generazione porta con sé un fattore di crescita: la Grassi consolida la struttura interna e la rete di partnership prestigiose; allarga i mercati di riferimento in ogni settore e in ogni parte del mondo. Negli anni, diventa un vero e proprio gruppo industriale internazionale con l’apertura all’estero di stabilimenti produttivi di proprietà. Ad oggi conta unità oltre che in Italia, in Romania, Tunisia, Albania e Francia, dando occupazione ad oltre 1.400 dipendenti. A queste si aggiungono le società che fanno parte del mondo Grassi con l’obiettivo di portare nuove competenze.

La scelta di Alfredo è il seme di quello che oggi è il prodotto: un capo in cui lo stile incontra la protezione, la confortevolezza incontra il bello e il mondo del lavoro ne incontra altri, come lo sport. Le anime del prodotto sono organizzate in Business Unit, a loro volta personalizzabili (Workwear, Fire, Law Enforcement, Military, Ballistic, Fashion & Sportwear) per oltre 1 milioni di capi l’anno. Tra i tanti fiori all’occhiello, certamente i progetti di wearable tech. E tutti i capi ideati per i corpi deputati alla sicurezza dei cittadini, come Vigili del Fuoco, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, che oltre alle performance, garantiscono il giusto prestigio alle realtà che rappresentano.

A 100 anni dalla nascita, l’azienda guarda al futuro puntando su nuove leve di sviluppo. Accanto alla capacità di innovare che fa parte del suo dna e che l’ha portata sia a ricercare sempre materiali inediti (come il recente uso del grafene), sia a cogliere le opportunità dell’Industria 4.0 e dell’Iot – Internet of things (come con il sistema di misurazione all’avanguardia SizeYou), il driver è la sostenibilità. “Investiamo ogni anno circa il 3% del fatturato in Ricerca & Sviluppo, sia per i processi sia per i prodotti. Quando pensiamo un capo, consideriamo sempre il suo fine vita e siamo alla ricerca continua di nuove soluzioni insieme a tutta la filiera”, sottolinea Grassi. “La sostenibilità ambientale per noi è rappresentata da svariate iniziative, ad esempio, dai risparmi di energia realizzati grazie ai pannelli solari che ricoprono il tetto dell’azienda di Lonate (394.000 kWh annui) e dai parchi fotovoltaici installati in Romania (6.450.000 kWh). E da tutte le certificazioni mirate. Teniamo molto al nostro livello di certificazione: è un segno tangibile del nostro modo di fare impresa, perché non è importante solo cosa facciamo, ma anche come lo facciamo”.

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“Qui si inserisce la volontà di certificarci Società Benefit – aggiunge il Presidente –. Una scelta che racconta in sé molto di un’impresa, di una famiglia, di un percorso, che ci vede protagonisti anche nella società, con iniziative pensate per la comunità interna ed esterna. Per le persone, i giovani, per le cause benefiche. Per citare un progetto recente, abbiamo attuato una collaborazione con la Casa Circondariale di Busto Arsizio per promuovere la formazione e il lavoro in carcere. Tutto questo nasce dall’impegno e dalla passione: noi la chiamiamo Wearable Passion”.

“Del resto – aggiunge – non è tanto il progetto economico il motore dell’industria, ma quello umano, l’attenzione alle persone che ne fanno parte. Non è un caso che questo sia in linea con la visione di Confindustria Varese, di cui sono stato Presidente dal maggio 2019, nell’ottica di un Piano Strategico #Varese2050 per lo sviluppo del territorio e la costruzione di Mill. Al centro di tutte queste progettualità, c’è la valorizzazione delle persone. Mi piace ricordare che i nostri dipendenti, in occasione del 90esimo dell’azienda, abbiano scelto un cuore per le magliette con cui realizzare un flash mob a sorpresa per l’anniversario. A 10 anni da allora e a 100 dall’avvio della nostra avventura, posso dire fieramente che sono le persone il cuore dell’impresa”.

Amici della grassi 1925

A sottolineare quanto l’esperienza in Grassi non sia solo lavorativa, ma rimanga nel cuore anche una volta finito quel percorso, il 19 maggio 2019, è nata l’Associazione Amici della Grassi 1925, a cui aderiscono dipendenti, ex dipendenti, ma anche amici e familiari. L’Associazione porta avanti impegni concreti a sostegno di progetti benefici. Tra questi, sostiene L’Officina del Sapere, con la O.d.V. Società San Vincenzo de’ Paoli: i volontari dell’Associazione, negli spazi confiscati alla mafia in centro a Busto Arsizio, diventano insegnanti per le persone in difficoltà, spiegando i rudimenti del confezionamento su macchine da cucire industriali affidate in comodato d’uso gratuito dalla Grassi.



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