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OpenAI sotto pressione: esperti di AI e ex-dipendenti contro la trasformazione in società for-profit


Un gruppo di ex-dipendenti di OpenAI e alcuni tra i più importanti esperti di intelligenza artificiale si uniscono per contrastare il piano della società creatrice di ChatGPT di trasformarsi in una compagnia for-profit. Il timore dei firmatari è che questo cambiamento possa esacerbare i rischi legati allo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate, compromettendo la missione originaria di OpenAI.

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Tra i firmatari della lettera inviata il 22 aprile 2025 ai procuratori generali della California e del Delaware, figurano figure di spicco come Geoffrey Hinton, Margaret Mitchell e Stuart Russell, oltre a dieci ex-dipendenti della startup. I destinatari, avendo giurisdizione su OpenAI poiché l’azienda è registrata nei loro stati, sono chiamati a valutare se la proposta di conversione sia davvero nell’interesse pubblico.


I timori degli esperti: l’AGI non può essere subordinata ai profitti

La principale preoccupazione sollevata nella lettera è che la ristrutturazione proposta trasferirebbe il controllo dello sviluppo dell’Artificial General Intelligence (AGI) a una società spinta da interessi economici.
Secondo i firmatari, questo contraddice apertamente la missione originaria di OpenAI, che prevedeva di garantire che l’AGI portasse benefici a tutta l’umanità e non al “guadagno privato di nessuno”.

“Io vorrei che [OpenAI] realizzasse quella missione invece di arricchire i propri investitori”, ha affermato Geoffrey Hinton, premio Nobel e professore presso l’Università di Toronto.


OpenAI società for-profit: pressioni finanziarie e cambi di struttura

Il piano di trasformazione di OpenAI in una Public Benefit Corporation (PBC) ha attirato notevole attenzione, poiché rappresenta un cambio radicale per una società che finora si era proposta come non-profit. Senza questa modifica, la società con sede a San Francisco, guidata dal CEO Sam Altman, rischia di perdere parte dei 30 miliardi di dollari di investimenti ricevuti da SoftBank e da altri finanziatori dei precedenti round.

Oggi, OpenAI è valutata circa 300 miliardi di dollari e sostiene che, in un contesto in cui concorrenti come Google e Meta investono centinaia di miliardi nello sviluppo di tecnologie simili, i suoi investitori necessitano di “equity convenzionale e una struttura meno su misura” per poter continuare a impegnarsi finanziariamente.

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Tuttavia, Page Hedley, uno degli ex-dipendenti firmatari della lettera, ha dichiarato:
Competere non è la missione di OpenAI. A quanto pare, ha già avuto un successo straordinario nel raccogliere fondi.
E ha aggiunto: “Sotto la PBC, il consiglio di amministrazione non avrebbe un dovere fiduciario nei confronti dei beneficiari della missione, cioè il pubblico… e se il consiglio non adempisse al proprio dovere fiduciario verso gli azionisti, questi avrebbero una via legale per rivalersi.


Le contraddizioni nella governance di OpenAI

OpenAI presenta una struttura finanziaria complessa: nel 2019 ha creato una sussidiaria for-profit, nella quale i rendimenti per gli investitori sono limitati e il controllo rimane al consiglio di amministrazione della non-profit. Tuttavia, con la ristrutturazione proposta, il consiglio della non-profit manterrebbe solo una quota di partecipazione nella società for-profit e diritti di voto limitati, mentre si instaurerebbe una struttura più simile a quella delle tradizionali società a capitale di rischio.

In risposta alle critiche, OpenAI ha dichiarato: “La nostra non-profit sarà rafforzata e ogni cambiamento alla nostra struttura esistente sarà al servizio di garantire che il pubblico più ampio possa beneficiare dell’AI.
E ha aggiunto: “Questa struttura continuerà a garantire che, man mano che la for-profit avrà successo e crescerà, lo farà anche la non-profit, permettendoci di raggiungere la nostra missione.


Le autorità chiamate a vigilare sull’interesse pubblico

Spetterà ora ai procuratori generali della California e del Delaware valutare se questa transizione rispetti l’interesse pubblico e garantisca un valore equo. La lettera inviata dagli esperti di AI sottolinea come la struttura originaria di OpenAI fosse progettata per bilanciare le forze di mercato con la missione etica dell’organizzazione, mentre la proposta attuale rischia di abbandonare questi principi sotto la pressione finanziaria.

OpenAI for-profit
Sam Altman

OpenAI stessa ha riconosciuto in passato che l’AGI potrebbe rappresentare un “serio rischio di uso improprio, incidenti gravi e disordini sociali”. Lo stesso Sam Altman ha firmato, nel maggio 2023, una dichiarazione in cui si afferma che “mitigare il rischio di estinzione derivante dall’AI dovrebbe essere una priorità globale, al pari delle pandemie e delle guerre nucleari”.

Un monito che trova eco nelle parole di Stuart Russell, professore di informatica all’Università della California, Berkeley, che ha concluso: “Se OpenAI cedesse il controllo della sua sussidiaria for-profit, non sarebbe solo una chiara violazione del suo dichiarato scopo caritatevole… ma aumenterebbe anche notevolmente le probabilità di quello che il suo stesso CEO ha descritto come ‘spegnere le luci per tutti noi’.”



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