PRATO. Il distretto tessile pratese resta fuori dal Decreto bollette, la misura decisa dal governo per contrastare il caro energia. Ne dà notizia Confindustria Toscana Nord.
«C’era ancora una speranza di recuperare qualcosa per attenuare il peso delle penalizzazioni che le imprese tessili pratesi stanno pagando per i costi energetici, ancora elevati –si legge in una nota di Ctn – In vista della conversione in legge del cosiddetto Decreto bollette varato dal Governo lo scorso 28 febbraio erano stati presentati alcuni emendamenti che andavano incontro alle richieste delle imprese. Un emendamento in particolare prevedeva una modifica rilevante: l’estensione anche alle aziende allacciate alla media tensione dell’azzeramento per un periodo degli oneri di sistema ASOS. Secondo il Decreto bollette infatti gli oneri di sistema ASOS – piuttosto consistenti per le aziende non elettrivore, quelle che, sebbene forti consumatrici di energia elettrica come molte imprese pratesi, rimangono al di sotto del consumo annuale di 1 Gigawattora – vengono azzerati, sia pure solo per sei mesi, alle utenze non domestiche in bassa tensione: le imprese industriali pratesi, allacciate solitamente alla media tensione, non hanno i requisiti per avvalersene».
«Da qui l’emendamento: ma il voto in aula – il 16 aprile alla Camera dei deputati e oggi al Senato – ha trasformato in legge, almeno per questo aspetto, il Decreto così com’era. Il quadro era apparso negativo già dopo il passaggio alla Camera, con una netta maggioranza a favore del testo originario: oggi è caduta anche la speranza, per quanto remota, che al Senato si riaprissero i giochi».
Si conferma quindi quanto era emerso nell’imminenza del varo del Decreto: nessun beneficio all’industria tessile pratese, che di fatto non potrà attingere al miliardo e 200 milioni di euro destinati al sostegno alle imprese per l’incremento dei prezzi di gas metano ed energia elettrica.
«Un po’ ci speravamo, se non per tutti gli emendamenti almeno per quello che estendeva i benefici fiscali a tempo limitato anche alle utenze in media tensione – commenta con amarezza Filippo Giagnoni, coordinatore del gruppo Nobilitazione e lavorazioni tessili della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord – Problemi di bilancio statale, evidentemente. Ma si tratta di equilibri molto discutibili: quegli sgravi sarebbero sì stati un mancato introito per l’erario, ma qual è per i conti dello Stato il costo delle difficoltà che le imprese incontrano in questo momento così critico, gravate oltretutto da questi oneri? A soffrirne, nella nostra realtà pratese, sono soprattutto le aziende della filiera, quelle da cui dipende tutto il sistema moda fino al capo finito. Occorrerebbe una visione più ampia e strategica di temi come questo. Quella del Decreto bollette prima, della legge di conversione poi, poteva essere un’occasione per aiutare imprese che danno tanto in termini di occupazione e di valore aggiunto. Confidiamo che ci saranno altri provvedimenti e iniziative legislative che guardino con maggiore attenzione a realtà come le nostre, dove si avverte sempre più la necessità di un piano industriale nazionale volto a valorizzare la nostra tradizione e innovazione».
«L’esclusione delle aziende pratesi dal decreto bollette è una pessima notizia – commenta il deputato del Pd Marco Furfaro – Mi chiedo dove siano le parlamentari della destra. Nei momenti che contano, quando c’è da fare battaglia per Prato e il suo tessuto produttivo, magicamente scompaiono. Il decreto poteva rappresentare un’opportunità concreta per sostenere le imprese della filiera tessile. Invece il nostro distretto si trova nuovamente in difficoltà senza che il governo Meloni comprenda che tutelare il settore pratese significa proteggere un comparto strategico tra i più esposti alla concorrenza internazionale. Siamo di fronte all’ennesimo fallimento della destra: non forniscono risposte su tribunale, forze dell’ordine e carcere, e contemporaneamente abbandonano le aziende sane tagliandole fuori dagli aiuti contro il caro energia. Questo governo dimostra ancora una volta di non avere alcuna visione industriale per il Paese».
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