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Cos’è il biomanufacturing e come una startup italiana lo sta democratizzando


C’è una nicchia di mercato che nel 2040 potrebbe smettere di essere tale, raggiungere i 200 miliardi di dollari: il biomanufacturing per il mercato chimico e alimentare. Ha tutte le potenzialità per riuscirci, tranne la capacità produttiva. Boston Consulting Group ne è convinta e stima che dovrebbe diventare almeno 20 volte quella attuale e nessuno sa come far sì che ciò avvenga. La possibilità di ottenere da microrganismi come lieviti, batteri, alghe e funghi valide alternative bio a prodotti petrolchimici e di origine animale, infatti, resta per ora una prerogativa del settore pharma. Nessuna ragione scientifica, semplicemente è l’unico che si può permettere di “produrre sostanze che costano fino a 10.000 euro al grammo. Per scendere di almeno un ordine di grandezza serve cercare un’altra infrastruttura e un altro approccio” spiega Massimo Portincaso. Lui ha cambiato vita apposta per trovarli, lasciando Bcg per fondare Arsenale Bioyards e concludere, pochi giorni fa, il suo primo aumento di capitale da 10 milioni di euro, guidato da Cdp.

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Disegnare le molecole

Dietro a un nome ispirato a glorie veneziane ormai passate, c’è un’azienda che aspira ad “abilitare il futuro” offrendo una piattaforma integrata end to end che permette di disegnare facilmente a tavolino nuove molecole bio. A produrle, poi, ci pensa lei nei suoi laboratori, assicurando saranno a immagine e somiglianza di quelle desiderate dal singolo utenti e disponibili in scala industriale. Con questo approccio, Arsenale Bioyards è convinta di poter rendere economicamente accessibile il biomanufacturing e Portincaso spiega così a Wired Italia perché secondo lui questa strada diversa, sarebbe quella giusta.

Finora si è sempre partiti dal laboratorio per scalare verso una produzione industriale da migliaia di tonnellate all’anno, senza successo. Noi invece ‘portiamo’ le condizioni industriali in laboratorio per permettere ai biologi di lavorare già nelle condizioni industriali – racconta Portincaso – considerando la dipendenza della biologia dal contesto, facciamo in modo che in laboratorio nascano molecole già adatte a quello industriale”.

L’altro aspetto innovativo introdotto da Arsenale Bioyards è la possibilità per i biologi di lavorare contemporaneamente sul disegno sia dell’organismo che delle sue condizioni di crescita, espandendo il numero di opzioni possibili da esplorare rispetto a quelle offerte in un processo concatenato. Secondo Portincaso la combinazione delle due novità introdotte dalla sua azienda nel mondo del biomanufacturing “permette di trovare soluzioni di partenza migliori, con la certezza fin da subito di poterle poi scalare” .

L’AI per la dinamica dei fluidi

Compresa l’innovazione di approccio su cui punta Arsenale Bioyards, ci si domanda come intende implementarla sul campo. In laboratorio. La risposta breve è con intelligenza artificiale” ma Portincaso spiega poi meglio. “È fisicamente impossibile ridurre contenitori di taglia industriale, anche da 50.000 litri, a strumenti di laboratorio, con capacità di circa 50 millilitri – fa notare – con l’AI siamo riusciti a scomporre un grande bio reattore grande in tanti micro in modo che, in sequenza, essi riproducano il percorso della molecola fedelmente, sottoponendola alle stesse variazioni di pressione e temperatura nel tempo”.



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