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Auto, i sindacati in audizione parlamentare. Fiom: Ue senza un piano, investire su ricerca e sviluppo. Uilm: settore in lotta per la sopravvivenza. Fim: serve un nuovo fondo straordinario europeo


Si è tenuta stamattina l’audizione parlamentare sul settore automotive, durante la quale i sindacati dei metalmeccanici hanno preso la parola. Il leader della Fiom, Michele De Palma, ha ribadito quanto sostenuto in questi mesi: l’Europa non ha un piano per l`automotive, laddove è necessario investire su ricerca, sviluppo e produzione, bloccando i licenziamenti

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“Le risorse finanziarie stanziate dall`Ue sono irrisorie – ha detto – stiamo assistendo al crollo della produzione di auto in Europa e in particolare in Italia”, da cui deriva l’effetto di perdita di posti di lavoro. Per questo “abbiamo chiesto modifiche per un fondo Sure per uscire dalla crisi mantenendo l`occupazione attraverso il blocco dei licenziamenti e per affrontare la transizione ecologica e tecnologica”.

Inoltre, lo scenario è gravato anche dai dazi Usa del 25% sulle auto prodotte in Europa. “Ogni intervento pubblico deve prevedere condizionalità sociali e occupazionali”. La richiesta rivolta al governo è di ripristinare e allargare il fondo automotive tagliato dell`80% nella legge di stabilità. “Sono necessarie risorse pubbliche condizionate alla garanzia occupazionale e formativa insieme con risorse private per rilanciare la produzione, la ricerca e sviluppo e quindi l`occupazione. Gli ammortizzatori sociali attuali non sono adeguati ad affrontare la situazione”, conclude De Palma.

Per il segretario nazionale della Uilm, Gianluca Ficco, l’industria dell`auto europea italiana è oramai impegnata in una vera e propria “lotta per la sopravvivenza, colpita dalle contorte politiche di elettrificazione dell’Ue, nonché dalle preoccupanti misure protezioniste degli Usa”. E se il tavolo automotive insediato dal Governo ha focalizzato i nostri principali punti deboli e ha creato in astratto i presupposti per un`azione di salvaguardia e di rilancio, “ora però è il momento di intraprendere azioni coraggiose in sede sia europea che nazionale. Lo dichiara.

Parlando al termine dell’audizione, Ficco ha evidenziato la necessità che in sede europea si eliminino le sanzioni ai produttori di veicoli, “che fino ad ora si è pensato semplicemente di rinviare attraverso un macchinoso sistema di medie triennali. Questo percorso – aggiunge – è autolesionista non solo per la produzione di autovetture, ma ancor di più per quella di veicoli commerciali pesanti”.

A livello nazionale, invece, è urgente intervenire “su almeno due fronti””: il costo dell`energia, che è incomparabilmente superiore a quello di tutti i nostri competitors”, e la riforma degli ammortizzatori sociali, “che devono diventare più tutelanti per i lavoratori e meno onerosi per le imprese. Bisogna far pagare di più le imprese che chiudono e licenziano, ma aiutare quelle che cercano di superare la crisi, innanzitutto le innumerevoli imprese dell`indotto che vivono le difficoltà maggiori e i cui lavoratori rischiano l`imminente licenziamento”.

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Per il coordinatore nazionale della Fim-Cisl, Stefano Boschini, in Europa e in Italia in particolare, la transizione “ha innescato la più grande crisi del settore dell’auto degli ultimi 70 anni, questo, perché nonostante gli annunci, la politica europea e nazionale non ha supportato con le necessarie e indispensabili risorse la transizione”.

“I dati sulle produzioni del primo trimestre 2025 – ha aggiunto – con un -35% della produzione auto in Italia, rispetto al primo trimestre dell’anno precedente, sono la testimonianza della profondità della crisi. Oggi questo è evidente nell’altissimo numero di ore di ammortizzatori sociali utilizzati. Come sollecitato in tantissime occasioni e rimarcato anche attraverso una grande manifestazione a Bruxelles il 5 febbraio scorso, insieme a IndustriALL e tutti i sindacati europei, è necessario intervenire con l’istituzione di un nuovo fondo straordinario Europeo a sostegno della transizione dell’intera filiera dell’auto. Oltre a questo bisogna rifinanziare gli ammortizzatori sociali attraverso un intervento normativo, ma questo non basta”.

“Serve – aggiunge Boschini – sostenere vista la profondità della crisi in atto il reddito dei lavoratori con misure che integrino il reddito degli ammortizzatori. Come FIM sosteniamo il principio della neutralità tecnologica che permetta una transizione che non sia a spese dei lavoratori e del sistema industriale europeo e italiano. In questo senso – conclude – la realizzazione in Italia della giga-factory di batterie rappresenta un fattore strategico di prospettiva per l’industria dell’auto nel nostro Paese.



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