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SU GOLDEN POWER TRATTATIVA POSSIBILE TRA UNICREDIT E GOVERNO


Esistono spazi di trattativa tra il governo italiano e Unicredit sul decreto “golden power”. Lo spunto per un eventuale negoziato è offerto dal meccanismo previsto dall’articolo 1 (punto e) del dpcm approvato lo scorso 18 aprile, provvedimento col quale l’esecutivo ha imposto alla banca guidata da Andrea Orcel alcune prescrizioni nell’ambito dell’offerta pubblica di scambio (ops) di UniCredit per acquisire il 100% di Banco Bpm. L’articolo 1 “punto e” obbliga UniCredit a comunicare immediatamente al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) eventuali difficoltà nel rispettare le prescrizioni imposte, con una spiegazione dei motivi: ciò rappresenta un canale di dialogo cruciale per negoziare soluzioni alternative o aggiustamenti, pur in un quadro normativo rigido volto a proteggere gli interessi nazionali.

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È quanto spiega il Centro studi di Unimpresa, secondo cui il decreto del governo annuncio che, in caso di impossibilità di adempiere a una o più delle condizioni – come il mantenimento del rapporto impieghi/depositi, la continuità del portafoglio di project finance, la stabilità degli investimenti di Anima Holding in titoli italiani, o la cessazione delle attività in Russia entro nove mesi – UniCredit deve notificare tempestivamente il Mef, fornendo una motivazione dettagliata. Questo obbligo non solo garantisce trasparenza, ma consente al governo di valutare le segnalate e, potenzialmente, di negoziare deroghe, estensioni dei termini o misure compensative, purché gli obiettivi strategici di sicurezza nazionale siano salvaguardati.

«UniCredit ha un’opportunità di dialogo – che va sfruttata – con il governo guidato da Giorgia Meloni – per adattare le prescrizioni alle complessità operativa, negoziando modalità di implementazione, tempistiche o soluzioni alternative. Il successo di queste trattative dipenderà dalla capacità della banca e del suo amministratore delegato, Andrea Orcel, di dimostrare impegno nel rispettare gli obiettivi strategici del governo, bilanciando le esigenze commerciali con la protezione della sicurezza nazionale italiana. Va detto che appare quantomeno singolare che il governo sia entrato nel merito di una operazione, con l’intento di tutelare gli interessi nazionali, fermando una banca che ha un azionariato frammentato a tutela di un gruppo il cui azionista di riferimento, con il 20% del capitale, è francese» commenta il direttore generale di Unimpresa, Mariagrazia Lupo Albore

Il Centro studi di Unimpresa ha analizzato l’intervento del governo sull’ops, notificata da UniCredit il 4 febbraio 2025, che punta a rilevare tutte le azioni di Banco BPM per un controvalore superiore a 10 miliardi di euro, con l’obiettivo di una successiva fusione. Il governo, preoccupato per il ruolo strategico di Banco BPM – che controlla Anima Holding, gestore di circa 200 miliardi di euro di risparmio nazionale, e supporta il credito a famiglie e PMI – ha imposto prescrizioni stringenti per mitigare i rischi legati alla riduzione degli impieghi in Italia e all’esposizione di UniCredit in Russia. Gli spazi di trattativa, resi possibili dal punto e, si concretizzano in diverse aree.

Per il mantenimento del rapporto impieghi/depositi, UniCredit potrebbe proporre target graduali per incrementare il credito a famiglie e pmi o richiedere deroghe temporanee in caso di fluttuazioni della raccolta dovute a crisi economiche, giustificando le difficoltà con dati macroeconomici. Sul portafoglio di project finance, c’è margine per negoziare una definizione più precisa del “livello attuale” o per riallocare risorse tra settori, mantenendo il volume complessivo. Per Anima Holding, UniCredit potrebbe chiarire il concetto di “sviluppo” della società, suggerendo impegni come l’espansione del patrimonio gestito, o chiedere tolleranze per variazioni di mercato negli investimenti in titoli italiani.

La prescrizione più delicata riguarda la cessazione delle attività in Russia entro il 18 gennaio 2026, un obiettivo critico data la presenza di UniCredit tramite quattro controllate, tra cui AO UniCredit Bank, in un contesto di sanzioni Ue legate al conflitto in Ucraina. Ostacoli normativi, come divieti russi alla cessione delle controllate, potrebbero rendere difficile rispettare il termine. Grazie al punto e, UniCredit può segnalare tali difficoltà e negoziare estensioni dei termini o un piano graduale di uscita, come una riduzione progressiva degli impieghi entro sei mesi, seguita dalla chiusura totale. In alternativa, si potrebbero proporre misure per isolare i rischi russi, come la segregazione delle attività, proteggendo così il risparmio di Banco Bpm. I margini di trattativa sono tuttavia limitati dalla priorità del governo di tutelare l’economia reale e ridurre i rischi geopolitici. La possibilità di sanzioni severe – multe fino al doppio del valore dell’operazione, sospensione dei diritti di voto o invalidazione dell’OPS – sottolinea l’importanza per UniCredit di adottare un approccio collaborativo. Presentare piani dettagliati, supportati da analisi finanziarie o giuridiche, e collaborare con autorità come la Banca d’Italia o la Bce potrebbe rafforzare la credibilità delle proposte di UniCredit. 

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