In Italia – secondo il Rapporto Unioncamere-Ministero del Lavoro – la domanda di competenze green raggiunge livelli record: oltre 4,4 milioni di assunzioni nel 2024 richiedono abilità legate alla sostenibilità ambientale. Ma quasi metà dei profili è difficile da trovare. Ecco perché la formazione gioca un ruolo chiave nella transizione ecologica del lavoro
In occasione della Giornata mondiale della Terra, un dato arriva a fotografare una trasformazione già in atto nel mercato del lavoro italiano: sempre più imprese cercano profili con competenze legate alla sostenibilità ambientale. A certificarlo è il nuovo rapporto del Sistema Informativo Excelsior, promosso da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne. Il messaggio è chiaro: il futuro occupazionale passa dalla transizione ecologica, e per farsi trovare pronti occorrono non solo buone intenzioni, ma anche competenze mirate.
Oltre l’80% delle assunzioni richiede competenze green
Il 2024 si è confermato un anno cruciale per la diffusione delle competenze green nel tessuto produttivo italiano. Le imprese, infatti, stanno cercando in misura crescente lavoratori che abbiano dimestichezza con la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica. Oggi, queste abilità sono richieste in oltre 4,4 milioni di posizioni lavorative, equivalenti a ben l’80,6% del totale delle assunzioni programmate nell’anno. Rispetto al 2023, si registra un incremento di 1,2 punti percentuali: un dato che, al di là della cifra, testimonia una tendenza strutturale e destinata a consolidarsi.
I profili più richiesti: edilizia, ingegneria e scienze economiche
Le professioni tecniche e ingegneristiche sono tra le prime a intercettare questa ondata di cambiamento. Nell’ambito dell’edilizia, per esempio, le competenze legate all’efficienza energetica e al rispetto dell’ambiente sono diventate fondamentali per ruoli come quelli dei tecnici delle costruzioni civili e dei responsabili di cantiere. In entrambi i casi, oltre il 65% delle aziende attribuisce un’elevata importanza alla preparazione in materia ambientale.
Ma il fenomeno non si limita ai mestieri della costruzione. Anche i tecnici meccanici, gli ingegneri specializzati in energia e meccanica, e persino gli specialisti in discipline economiche vengono valutati sempre più spesso in base alla loro sensibilità ambientale. Aspetto che sottolinea quanto la transizione verde stia toccando non solo i settori produttivi più “materiali”, ma anche quelli legati alla pianificazione, alla gestione e alla strategia aziendale.
L’attenzione alla sostenibilità si è insomma estesa a una vasta gamma di profili professionali, segnando un cambiamento profondo nella cultura del lavoro e dell’impresa.
Formazione e occupabilità: più green sei, più sei ricercato
Un altro dato importante riguarda il legame tra livello di istruzione e richiesta di competenze green. Più è alto il contenuto tecnologico e specialistico della formazione, maggiore è la probabilità che il profilo venga considerato attrattivo sul mercato. In particolare, i diplomati degli Its Academy – percorsi post-diploma fortemente orientati all’innovazione – risultano essere tra i più richiesti dalle aziende per la loro preparazione in ambito energetico e ambientale.
Ma anche chi possiede una laurea o un diploma tecnico-professionale può contare su ottime possibilità occupazionali, a patto che il proprio percorso includa elementi di sostenibilità. Le facoltà di ingegneria, scienze biologiche e ambientali, biotecnologie, architettura e agraria rappresentano oggi dei veri e propri bacini di competenze green. Lo stesso vale per gli indirizzi ITS legati al sistema casa, alla moda sostenibile, alla chimica verde e alle tecnologie ambientali: ambiti in cui la domanda di figure competenti cresce di anno in anno.
Nonostante la forte domanda, le imprese faticano a reperire candidati con adeguate competenze green. Nel 2024, il 49,4% delle assunzioni che prevedono attitudini legate alla sostenibilità è considerato di difficile reperimento. La percentuale sale al 51,5% se le competenze sono richieste con elevato grado di importanza.
Questo gap tra domanda e offerta evidenzia l’urgenza di investire in formazione, aggiornamento professionale e orientamento scolastico per rispondere alla domanda di un mercato del lavoro sempre più orientato alla transizione ecologica.
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