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Salone del Risparmio 2025, arriva la formula per il rilancio dei Pir




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ultim’ora News 16 aprile ore 9


Il mercato dei capitali italiano deve essere rilanciato partendo da due pilastri: la previdenza, come segnalato anche del ministro Giorgetti, e gli investimenti in economia reale. In particolare nel tessuto portante dell’industria tricolore: le piccole e medie imprese.

L’occasione dei Pir

Per questo secondo punto lo strumento ci sarebbe già, e potrebbe diventare addirittura un punto di riferimento per tutta Europa: i Pir ordinari e alternativi. Fondi ben congegnati, che però hanno perso il loro sprint iniziale e si sono arenati. «Nel 2017, quando i Pir sono stati creati», ha detto Tommaso Corcos, responsabile wealth management divisions di Intesa Sanpaolo, nel corso di un convegno del Salone del Risparmio moderato dal direttore generale di Assogestioni, Fabio Galli, «abbiamo creato un processo che ha coinvolto tutti: Banca d’Italia, Consob, le società di gestione, per presidiare continuamente il cantiere di questi strumenti».

Il problema delle regole

Poi però qualcosa si è inceppato, a causa del «cambio di policy che ha portato a mettere una parte illiquida in prodotti che devono essere liquidi e accessibili a tutti», ha aggiunto Davide Serra, fondatore e ceo di Algebris.

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Oggi, secondo i professionisti del risparmio, è il momento di tornare alle origini. «Dobbiamo far riemergere un cantiere come quello degli esordi», ha aggiunto Corcos, che poi ha ricordato come, a fianco ai Pir italiani, vadano «costruiti dei Pir europei in un’ottica di allocazione: un prodotto che non sia concentrato solo sull’Italia, ma spazi nel più vasto mercato europeo, può essere sicuramente più interessante».

Tornare alle origini

Anche per Serra i Pir vanno rimessi in campo «così come erano stati disegnati: questo è il momento ideale, perché gli Usa sono sempre più attivi nel mercato europeo e abbiamo quanto mai bisogno di riportare da noi una parte del nostro risparmio». E poi c’è tutta la parte che riguarda il ruolo dei fondi pensione. «Gli investitori istituzionali italiani, cioè il nostro risparmio di lungo periodo, devono investire di più in private asset: questa componente, visto che è proiettata in avanti nel tempo, può anche non essere liquida».

La priorità dei fondi pensione

Concorde sul punto Corcos: «In questi giorni abbiamo sentito come non mai la necessità di ampliare le masse di fondi pensione», ha precisato. «D’altronde, quando parliamo di capitali pazienti parliamo proprio di questo». Il secondo tema cruciale, per il top manager di Intesa, «è l’allocazione dei fondi pensione in relazione all’orizzonte temporale. Spesso si opta per i comparti garantiti e monetari, quindi allocazioni conservative, l’esatto opposto del capitale paziente».

La proposta di Serra

In chiusura dell’evento, Serra ha quindi proposto una soluzione (provocatoria ma fino a un certo punto) per creare del vero risparmio pensionistico in Italia: «Se il governo desse 5-10 mila euro a ogni nuovo nato in un conto corrente chiuso investito nel global Msci World passivo, con una parte – mettiamo un 10% – investita in Italia, a 50 anni quello stesso bambino si troverà in tasca, statistiche passate alla mano, 900 mila euro». Morale: «Bisogna imparare a risparmiare fin da quando si nasce. Poi il tema della previdenza viene da sé». (riproduzione riservata)



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